Poco prima di diventare presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ha firmato una consulenza legale alla società Fiber 4.0, coinvolta nel controllo di Reselit, una compagnia di telecomunicazioni italiana, finita poi al centro di un’inchiesta per corruzione. Il centrodestra, dopo l’inchiesta del Financial Times, ha chiesto al presidente del Consiglio Conte di riferire in aula sul conflitto di interessi che lo riguarderebbe. «Ho accettato l’incarico di redigere il parere per la società Fiber 4.0 quando non ero ancora stato designato presidente del Consiglio, in un momento in cui io stesso non potevo immaginare che di lì a poco sarebbe nato un esecutivo da me presieduto», ha detto Conte nell’informativa alla Camera.
Il premier ha poi detto di non aver mai incontrato i dirigenti della società: «Al fine di redigere il parere (e rispondere al quesito giuridico che mi era stato sottoposto), ho esaminato i documenti che mi sono stati inviati, senza mai incontrare gli amministratori o gli azionisti della Società – ha spiegato il presidente del Consiglio – Non ero dunque a conoscenza, né ero tenuto a conoscere, che tra gli investitori vi fosse il signor Raffaele Mincione o che parte degli investimenti risalissero, come è stato ipotizzato da alcuni organi di stampa, alle finanze vaticane».
Poi lo stesso premier ha parlato del suo incontro con Salvini e Di Maio che di fatto, seppur non in modo ufficiale, gli ha dato l’investitura di premier in pectore: «Ho letto che alcuni organi di stampa riferiscono di un incontro avvenuto a Milano, nella serata del 13 maggio, con i leader dei due partiti che poi avrebbero sostenuto il nuovo esecutivo. Preciso che questo primo incontro, evidentemente interlocutorio rispetto al conferimento dell’incarico di governo (avvenuto, lo ricordo, il 23 maggio, a seguito della designazione da parte dei gruppi parlamentari avvenuta solo il 21 maggio), questo primo incontro, dicevo, è comunque intervenuto a distanza di giorni dall’accettazione dell’incarico e quando l’attività di studio della questione giuridica e di elaborazione del parere era ormai terminata. A conferma di questo preciso che il parere è stato consegnato il giorno dopo, il 14 maggio».
Secondo il Financial Times, nella memoria datata 14 maggio 2018 Conte scrisse «che il voto degli azionisti poteva essere annullato se Retelit fosse stata collocata sotto le regole del golden power, che permettono al governo italiano di bloccare il controllo straniero di compagnie considerati strategiche a a livello nazionale». Ma Conte precisa: «Al fine di evitare ogni possibile forma di conflitto di interessi, anche solo indiretto, una volta investito della carica di presidente del Consiglio mi sono astenuto da qualsivoglia attività o da qualsivoglia forma di coinvolgimento, formale e sostanziale, riguardanti la decisione circa l’esercizio della golden power nell’operazione Retelit. Mosso da questo scrupolo – ricorda poi il premier – scrissi al segretario generale pro tempore una lettera, protocollata in data 6 giugno 2018, con la quale lo informavo della mia determinazione ad astenermi da qualsiasi atto e, comunque, dalla partecipazione in qualsiasi forma a questo procedimento. Conseguentemente, non presi parte alla seduta del Consiglio dei ministri del 7 giugno 2018, nel corso della quale fu esaminata la questione. Preciso che l’intera seduta del Cdm fu presieduta dall’allora vice presidente e ministro dell’Interno, Matteo Salvini».