25 aprile, Festa della Liberazione. Dobbiamo ripensare bene a queste due semplici parole. Negli anni abbiamo perso sia il concetto di “Festa” che quello di “Liberazione”. Da “Festa” nazionale per ricordare la fine di una sanguinosa guerra e la “Liberazione” del Paese dal regime fascista, il 25 aprile è diventato una data in cui uffici e scuole sono chiusi. Si è perso il vero significato. Colpa anche di chi anno dopo anno l’ha trasformata sempre di più in una giornata di appartenenza politica.
E non a caso i giornali di oggi, 25 aprile 2024, riportano le parole di del monologo di Antonio Scurati, censurato dalla Rai. A furia di raccontare una contrapposizione tra pari, associano fascismo e antifascismo, come in un derby tra squadre di pari valore, e così si sono convinti da soli che il loro valore intellettuale equivalga a quello antifascista.
Fascismo e antifascismo non sono uguali. E non sono in lotta. Il fascismo è un modo di pensare distruttivo, opportunista e violento. E l’antifascismo non è “di sinistra”: è solo tutto ciò che si oppone a quella distruzione opportunista e violenta. Sono queste le due posizioni tra cui oggi possiamo scegliere. Non partiti, non rappresentanti politici e nemmeno intellettuali famosi. Non parole, ma scelte.
Essere antifascisti oggi implica diversi elementi che si riflettono nelle sfide e nei contesti attuali. In primo luogo, significa opporsi al rinnovato aumento dell’estremismo di destra e al fascismo che, purtroppo, continua a manifestarsi in varie forme nel mondo. Ciò richiede una vigilanza costante e un impegno attivo per combattere ideologie razziste, xenofobe, autoritarie e antidemocratiche.
Essere antifascisti oggi richiede anche una comprensione critica della storia e delle radici del fascismo, così come una consapevolezza delle tattiche e delle strategie che i movimenti autoritari possono utilizzare per guadagnare consenso e potere. È importante educarsi e educare gli altri su queste questioni per poter affrontare in modo efficace le minacce attuali alla democrazia e alla libertà.
Essere antifascisti oggi comporta anche una critica costante delle istituzioni e dei sistemi che possono facilitare o perpetuare l’oppressione e l’ingiustizia. Questo può includere la denuncia delle politiche discriminatorie, delle disparità socio-economiche e delle violazioni dei diritti umani.
Essere antifascisti oggi implica un impegno per la promozione della giustizia sociale, dell’uguaglianza e dei diritti civili per tutti, indipendentemente dalla razza, dall’etnia, dalla religione, dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Infine, essere antifascisti il 25 aprile è un atto di riconoscimento e di impegno per difendere la libertà, la democrazia e i diritti umani, e per combattere qualsiasi forma di oppressione e discriminazione, sia nel passato che nel presente.