Il primo giorno è servito a riprendersi dall’annuncio fatto da Luigi Di Maio. Dal secondo iniziano a circolare domande e ipotesi sul futuro del M5s. Azzoppato dal calo dei consensi e da numerose sconfitte elettorali, il partito fondato da Beppe Grillo sta cercando di riorganizzarsi ma il percorso per uscire da questa complicata situazione sembra essere lungo e ricco di ostacoli. Nel caos generale, le certezze sono poche: Vito Crimi, componente anziano del collegio di garanzia, sarà il reggente del M5s fino agli Stati generali del 13-15 marzo. Una riunione che, a quanto sembra, sarà anche una sorta di congresso del partito, in cui saranno prese decisioni sulla sua futura struttura interna e saranno decise le modalità con cui scegliere il capo politico del Movimento.
Le modalità e i tempi con cui sarà fatta questa scelta sono ancora molto incerte. Lo statuto del M5s stabilisce soltanto che il capo politico viene eletto con una votazione online dagli iscritti e che le regole della consultazione vengono decise dal comitato di garanzia. Di certo si preannuncia come uno spartiacque per il nuovo Movimento: lì si deciderà cosa dovrà diventare la nuova creatura politica, se avrà un capo o più di uno e come sarà scelto. Alcuni sostengono che l’intenzione di Di Maio e dei suoi alleati sia proporre di rendere il capo politico una carica doppia, occupata contemporaneamente da un uomo e da una donna, come avviene in numerosi partiti europei, soprattutto nel Nord del continente. La sindaca di Torino Chiara Appendino è una delle possibili candidate a questo incarico: è considerata molto vicina a Di Maio e secondo i giornali al momento sarebbe la sua candidata favorita. L’altro nome che è circolato molto è quello della senatrice Paola Taverna.
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Un’altra figura importante nel M5s è Alessandro Di Battista, che al momento ricopre solo un incarico secondario come “facilitatore”, ma è ancora considerato una figura di riferimento per molti iscritti. Tra i papabili a prendere il posto che fu di Luigi Di Maio, secondo le voci circolate negli ultimi giorni, ci sono anche Stefano Patuanelli, Stefano Buffagni e Riccardo Fraccaro. Tra gli altri nomi circolati ci sono sono quelli del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del presidente della Camera Roberto Fico. Il primo ha più volte escluso di essere interessato a prendere la guida di qualsiasi partito e, in questi giorni, viene descritto come molto preoccupato per il doppio effetto che potrebbe avere sul suo governo la decisione di Di Maio insieme a un’eventuale vittoria della Lega alle elezioni in Emilia-Romagna e Calabria che si terranno domenica. Fico fino a oggi non si è mai esposto apertamente, ma la sensazione è quella che se venisse scelto non si tirerà di centro indietro.
In questo clima di grande confusione, c’è sempre sul tavolo la proposta dei tre senatori Primo Di Nicola, Nicola Dessì e Mattia Crucioli. Proprio il loro documento, presentato a inizio gennaio e sottoscritto da un gruppo consistente di parlamentari, chiede di eliminare il ruolo del capo politico e sostituirlo o almeno affiancarlo con «un organismo collegiale democraticamente eletto». In campo quindi ci sono varie ipotesi, anche quella dell’ex capo politico. «Non ci penso per nulla di mollare», ha detto Di Maio nel suo discorso di addio. «Agli Stati Generali ci sarò e porterò le nostre idee». I più vicini al ministro degli Esteri in queste ore assicurano che non vuole ricandidarsi e che d’ora in poi lavorerà con un altro ruolo. Ma è una versione che all’interno del M5s in tanti mettono in discussione, mentre si fa assordante il silenzio del fondatore e garante Beppe Grillo.