La realtà delle cose è che il governo del cambiamento si è via via trasformato nel governo del rinvio, unica soluzione per non rompere. Lo dimostra in queste ore il dibattito politico sulla prescrizione. Rinviata la tassa sulla plastica, quella sullo zucchero, il Mes, l’autonomia, la revoca delle concessioni autostradali. Lo stallo governativo viene certificato anche da un dato riguardante i ministeri: in quasi tutti i dicasteri principali, infatti, ancora oggi, a quasi cinque mesi dal giuramento, i viceministri e i sottosegretari non hanno ricevuto le deleghe. Una pletora di funzionari, essenziali per l’ordinaria amministrazione, politicamente impotenti senza ancora alcun ruolo reale, almeno non ufficialmente riconosciuto. E per di più in ministeri chiave come Esteri, Interno, Economia e Finanze, Sviluppo Economico.
Oltre ad assicurare il corretto funzionamento della macchina amministrativa, la funzione più importante dei sottosegretari e viceministri è quella di «coadiuvare il ministro ed esercitare i compiti ad essi delegati con decreto ministeriale pubblicato nella Gazzetta ufficiale». La figura del sottosegretario non è disciplinata dalla Costituzione ma dalla legge 23 agosto 1988, n. 400. Come prevede l’articolo 10 di questa legge, viceministri e sottosegretari vengono nominati con decreto del presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio. Le deleghe vengono affidate in un momento successivo rispetto alla nomina, motivo per cui spesso passano settimane, se non mesi, come nel caso di questo governo. Altri compiti dei viceministri e sottosegretari può essere anche quello di rispondere a interrogazioni e interpellanze parlamentari al posto del ministro, oltre che svolgere le funzioni per alcune specifiche competenze sulla base delle deleghe attribuite. Non partecipano alla riunione del Consiglio dei ministri, tranne i viceministri nel caso in cui vengano invitati in Cdm, ma non hanno comunque potere di voto.
Ad oggi sono molti i ministri che non hanno ancora affidato le deleghe a vice e sottosegretari. Un problema che riguarda soprattutto i ministeri più pesanti: Economia, Esteri, Interno, Istruzione. Anche se, in alcuni casi, per motivi diversi. Per esempio i sottosegretari del ministero degli Esteri, guidati da Luigi Di Maio, sono Emanuela Del Re, Marina Sereni, Manlio Di Stefano, Ricardo Antonio Merlo e Ivan Scalfarotto. Alcuni sono stati confermati rispetto allo scorso governo, come Del Re e Di Stefano: per loro le deleghe dovrebbero essere le stesse. Anche se ancora non è arrivato il decreto e non possono ancora esercitarle.
In qualche altro ministero, invece, le deleghe sono state già conferite con decreto. Come avvenuto, per esempio alla Giustizia, alla Difesa e all’Ambiente. Mentre la titolare del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha emanato il decreto il 15 gennaio 2020 investendo Stanislao Di Piazza e Francesca Puglisi, che si occuperà di ammortizzatori sociali, relazioni industriali, pari opportunità e politiche previdenziali. Negli scorsi giorni anche il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha affidato le deleghe a Lorenza Bonaccorsi e ad Anna Laura Orrico, che si occuperà, tra le altre cose, di cinema, industrie culturali, paesaggio e Unesco.