Casi importati e di ritorno. In Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Lazio, ma anche Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Sicilia: sono decine i nuovi focolai nelle regioni italiane che fanno riemergere forte la paura del contagio. Infezioni veicolate nella maggior parte dei casi da cittadini stranieri o rientrati dall’estero che non rispettano l’obbligo della quarantena.
«Quando abbiamo iniziato le riaperture, dal 4 maggio, eravamo consapevoli che avremmo avuto una stagione in cui avremmo dovuto convivere con il virus. Il virus non è stato sconfitto, c’è ancora e dobbiamo tenere un atteggiamento di massima cautela. Il punto è che i focolai ci sono, ci saranno e continueranno ad esserci. Dobbiamo essere veloci, determinati per poterli ricondurli alla normalità nel più breve tempo possibile», ha chiarito il ministro della Salute, Roberto Speranza. «Già oggi se una persona positiva non rispetta le norme è punibile con il carcere fino a 18 mesi – ha sottolineato Speranza Stiamo lavorando in queste ore su come rafforzare queste misure. Ma la mia personale opinione per vincere la sfida resta la persuasione».
Il fenomeno era, dunque, atteso, ma la paura di una diffusione del contagio resta alta. Dopo tutto quello che è successo, i 34mila morti e le terapie intensive stracolme di pazienti, non c’è da stare tranquilli. In Veneto un manager in trasferta in Serbia, pur avendo chiari sintomi di malattia, dopo aver partecipato a un’affollata festa e a un funerale ha passato il virus ad altri 4, con oltre cento persone finite in isolamento. Nella sua ordinanza che sarà emanata il 6 luglio il governatore Luca Zaia ribadirà quanto già previsto a livello nazionale e cioè l’arresto da 3 a 18 mesi e l’ammenda da 500 a 5.000 euro per chi viola «il divieto assoluto di allontanarsi dalla propria abitazione o dimora per le persone sottoposte alla misura della quarantena perché risultate positive al virus».
Il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi ha firmato la nuova ordinanza, intitolata “Ulteriori misure di contenimento del contagio in ambito familiare e abitativo”, decisa dopo i tre cluster in ambito familiare registrati nelle ultime due settimane, di cui due in provincia di Arezzo – a Cortona (5 persone) e Pian di Scò (4 casi) – e uno in provincia di Firenze, a Impruneta (9). Per scongiurare il moltiplicarsi di questi focolai domestici e gestire al meglio i casi di contagio intrafamiliare, e considerato che in questi casi l’isolamento dei positivi è determinante, l’ordinanza dà ai sindaci mandato di adottare provvedimenti per trasferire le persone che risultino positive negli alberghi sanitari, fino ad oggi era possibile solo su base volontaria, eliminando così una delle principali cause di trasmissione del virus. Ma l’ordinanza prevede anche «di dare mandato ai Dipartimenti della Prevenzione, nel caso di cluster di positività da Covid-19 riconducibili a soggetti appartenenti a comunità di varie etnie presenti sul territorio, di predisporre ogni possibile iniziativa per potenziare il numero di test molecolari e sierologici, all’interno di tali comunità, al fine di tracciare e trattare tutti gli eventuali casi, anche collegandosi funzionalmente fra dipartimenti delle tre aree vaste al fine di avere un controllo regionale del fenomeno e non solo locale».