Natale e Capodanno in zona rossa. O, comunque, con pesanti divieti di movimento e ristoranti chiusi anche a pranzo. È questa l’ipotesi allo studio del governo per cercare di limitare il più possibile i rischi di contagio da coronavirus durante le festività emersa al termine della riunione dei capi delegazione. Dopo gli affollamenti nelle piazze, nei negozi e nei bar nel giorno del ritorno in zona gialla per quattro regioni, l’idea è quella di adottare norme omogenee in tutta Italia, con un irrigidimento delle disposizioni come annunciato in Germania, per evitare la terza ondata.
L’unica deroga dovrebbe riguardare i piccoli comuni. In particolare si parla di comuni con un massimo di cinquemila abitanti con spostamenti entro i 30 chilometri nei giorni di Natale, Santo Stefano e Capodanno. Si vuole attendere l’incontro previsto oggi con il Cts per analizzare la situazione epidemiologica e i rischi sanitari pere capire se vi siano preoccupazioni particolari in vista dei possibili assembramenti e valutare «l’adozione di nuove misure che garantiscano il contenimento dei contagi». Non si esclude che possano scattare nuove chiusure soprattutto nei giorni festivi e prefestivi: negozi, bar e ristoranti come accade nelle zone rosse e arancioni.
A risollevare la questione era stato il Pd. Sulla scia delle immagini degli assembramenti arrivate da diverse città d’Italia, da Milano a Torino, da Bologna a Roma da parte dei ministri dem è emersa la volontà di chiedere all’esecutivo nuove restrizioni in vista delle festività natalizie: «Le misure del governo stanno funzionando. Malgrado questo, il numero di vittime è drammatico cosi come il numero complessivo dei positivi. Ora bisogna fare di tutto per non disperdere questi risultati. Per questo, alla luce di un sicuro aumento del rischio di assembramenti dovuto al periodo delle festività e alle raccomandazioni alla prudenza e responsabilità del Cts, occorre valutare l’adozione di nuove misure che garantiscano il contenimento dei contagi».
Una posizione che trova l’appoggio dei ministri “rigoristi” Roberto Speranza e Francesco Boccia. Il ministro alla Salute si è detto «preoccupato per le due settimane delle feste natalizie. Se passa il messaggio ‘liberi tutti’ si ripiomba in una fase pericolosa a gennaio e febbraio, quando saremo in piena campagna vaccinale». Preoccupazione anche all’interno del Movimento 5 Stelle: «Si può ragionare su alcune deroghe per piccoli comuni ma devono rimanere piccole eccezioni alla linea del rigore e della fermezza che deve essere centrale».