La missione di Mario Draghi e Luigi Di Maio ad Algeri finisce con la firma di una “dichiarazione d’intenti sulla cooperazione bilaterale nel settore dell’energia” ma soprattutto di un accordo tra Eni e la compagnia statale algerina Sonatrach per aumentare le esportazioni di gas verso l’Italia. Il Paese, che oggi è il secondo fornitore dell’Italia dietro la Russia con circa 21 miliardi di metri cubi venduti ogni anno, ne fornirà fino 9 miliardi in più nel medio periodo.
«Subito dopo l’invasione dell’Ucraina, avevo annunciato che l’Italia si sarebbe mossa con la massima celerità per ridurre la dipendenza dal gas russo. Gli accordi sono una prima, significativa risposta a questo obiettivo strategico. Il Governo è al lavoro per difendere i cittadini e le imprese dalle conseguenze del conflitto», ha detto in conferenza stampa il premier Mario Draghi. L’obiettivo del governo italiano è liberarsi, il più rapidamente possibile, dal gas di Mosca smettendo così di finanziare indirettamente l’invasione dell’Ucraina decisa da Vladimir Putin. E mettere in sicurezza le forniture, per non trovarsi costretti a razionamenti il prossimo inverno. Ma l’intesa con l’Algeria da questo punto di vista aiuta ma non è risolutiva, visto che l’incremento non sarà immediato né sufficiente per colmare un’ipotetica interruzione dei flussi russi.
L’Algeria è il secondo fornitore di gas dell’Italia dopo la Russia. La condotta, in funzione dal 1962 e poi ampliata, ha oggi una capacità massima di 32 miliardi di metri cubi l’anno, tre volte quella del Tap e non molto inferiore a quello della condotta che arriva in Friuli Venezia Giulia dalla Russia. L’Algeria ospita riserve di gas pari a 4,5 mila miliardi di metri cubi, le decime al mondo, cento volte più grandi di quelle italiane. La produzione è di circa 90 miliardi di metri cubi l’anno, più o meno un terzo finisce in Italia, paese che ogni anno consuma circa 80 miliardi di metri cubi. Le infrastrutture del paese africano sono però obsolete, bisognose di manutenzione e ammodernamento. Difficile che dal Transmed si possa “spremere” molto di più di quello che già arriva ora, non nell’immediato quantomeno.
L’Algeria è però anche uno dei 35 paesi che si sono astenuti nella Onu contro la Russia in relazione all’invasione dell’Ucraina. Storicamente Algeri è stata sempre vicina a Mosca, in particolare sul piano militare e dell’intelligence. Come spiega Nicola Pedde, direttore di Institute for Global Studies, di recente l’Algeria ha rafforzato i suoi legami con la Russia siglando alcuni accordi per l’ammodernamento delle sue forze armate mentre sono aumentate le distanze con Stati Uniti e paesi europei. «I rapporti con l’Italia rimangono invece estremamente cordiali», sottolinea Pedde, proprio in virtù di questa stretta e storica partnership sul piano energetico.
Secondo Pedde è verosimile che Mosca faccia pressioni su Algeri per non andare incontro ai desideri dei paesi europei di incrementare le forniture di gas, ma è difficile che questo produca grandi effetti sulle decisioni dell’Algeria. Quel che preoccupa di più è l’instabilità interna del paese. «C’è una grave frattura tra la classe dirigente- spiega Nicola Pedde, direttore di Institute for Global Studies – ancora espressione di quella andata al potere nel 1962 e il resto della società che rischia di rendere molto inverta la situazione dei prossimi anni. I paesi Ue, che nel Mediterraneo pianificano molto ma fanno poco in concreto, dovrebbero intervenire per puntellare economicamente questi paesi e cercare di stabilizzarli. In questo momento, un’altra crisi non saremmo davvero in grado di gestirla».