Come farà il governo italiano a giustificare nuove strette contro il Covid, in un momento in cui tutti gli esperti parlano di una situazione sotto controllo? Una domanda che continua a tenere banco anche in questi giorni di campagna elettorale, soprattutto in vista dell’autunno. «La nostra azione si è ispirata a due priorità: il diritto alla salute e la centralità dell’evidenza scientifica», tenta di giustificarsi il ministro alla Salute, Roberto Speranza.
Guardando i dati di questi giorni e paragonandoli a quelli dello scorso anno, lo stridore delle misure restrittive imposte per quasi mille giorni della nostra vita, che qualcuno vorrebbe continuare a mantenere, si fa sempre più assordante. Il 6 settembre 2021 i contagi erano stati 5.761, i decessi 60, i pazienti che occupavano le terapie intensive 570 . All’epoca si indossava la mascherina ovunque, c’erano le quarantene, il governo stava per richiedere l’obbligo di Green pass, entrato in vigore già dal 6 agosto, anche sul posto di lavoro (tramite vaccinazione o tampone a carico del lavoratore ogni due giorni), c’era il distanziamento e c’erano ancora le regioni a colori istituite dall’autunno del 2020.
Un anno dopo i dati diffusi, quattro mesi dalla revoca delle misure restrittive, a partire dal Green pass alle mascherine, registrano numeri simili: 24.855 nuovi casi, 80 decessi e 185 pazienti ricoverati in terapia intensiva. Lo spauracchio del «sovraccarico degli ospedali» non tiene più. Merito della tanto attesa endemizzazione. Merito di Omicron. Merito dell’infezione naturale.
Nel frattempo a cambiare, però, non è stato solo il virus ma anche la percezione dell’emergenza, non sono in Italia. L’ex consulente della Casa Bianca Anthony Fauci è stato chiamato a rispondere dell’accusa di “censura” di evidenze scientifiche non collimanti con le strategie pandemiche adottate dal governo americano. Il segno evidente di come i tempi, per fortuna, sono cambiati.
Chissà cosa succederebbe se accadesse anche in Italia. E allora, come faranno le istituzioni a convincere le persone a sottoporsi alla quinta dose in venti mesi? L’appello alla vaccinazione rivolto «a tutti, perché il rischio è basso ma c’è», è evocato dalle virostar nostrane e anche da Guido Silvestri, patologo alla Emory University di Atlanta. «I vaccini proteggono la comunità, nel senso che si riduce il rischio che gli ospedali vadano in sovraccarico e non si possano curare tutti i pazienti», ha dichiarato il virologo. La scienza, nel frattempo, continua però a dire il contrario. Le evidenze scientifiche dimostrano che il Covid può essere curato nella stragrande maggioranza dei casi.