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Altro che «tachipirina e vigile attesa», il Covid andava curato con gli antinfiammatori

Bastava utilizzare aspirina o nimesulide. L’istituto Mario Negri pubblica su Lancet: «I fans riducono le ospedalizzazioni del 90%». E anche se molti medici lo avevano già capito, per il ministero della Salute l’unica soluzione era il vaccino

Redazione di Redazione
Agosto 28, 2022
in Italia
Tempo di lettura: 2 mins read
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Covid, gli antinfiammatori riducono le ospedalizzazioni del 90%

Dopo due anni e mezzo di pandemia e 175mila morti all’improvviso si scopre che le cure domiciliari contro il Covid funzionano. Finalmente si riconosce che l’infezione da coronavirus si può curare e che il vaccino non è l’unica soluzione. A dirlo è l’istituto Mario Negri di Milano, uno dei migliori centri di ricerca farmacologica del Paese, che dopo aver analizzato i risultati ottenuti su centinaia di pazienti, ha pubblicato su Lancet i risultati dello studio. In pratica, usando i fans, cioè farmaci come Brufen, Aspirina o Nimesulide, pillole di comune uso contro dolori e infiammazioni, l’ospedalizzazione dei pazienti si riduce dell’85-90%.

«Gli antinfiammatori sono totalmente inefficaci nella cura del Covid-19 e anzi sono potenzialmente pericolosi per cui ne va impedito l’uso», sentenziava il 16 marzo 2020 Claudio Cricelli, presidente della Simg, la Società italiana di medicina generale. In piena pandemia Covid-19, su La Repubblica il medico fu perentorio: «In tutti i casi in cui i medici sospettano un’infezione da Covid, le nostre linee guida dicono che non bisogna usare gli antinfiammatori e tanto meno il cortisone». Oggi uno studio italiano dimostra il contrario.

Dopo aver esaminato importanti studi scientifici a livello internazionale, gli autori dell’Istituto Mario Negri di Milano e dell’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, concludono che la terapia precoce con gli antinfiammatori ha un «ruolo cruciale» per la gestione domiciliare delle persone con sintomi iniziali di Covid-19. Abbattono i ricoveri del 90%, i tempi di scomparsa dei sintomi dell’80%. Questi farmaci, insomma, giocano un ruolo fondamentale nella lotta al Covid. Peccato però che tutto questo si sapesse già. A marzo 2020 il dottor Andrea Mangiagalli, come raccontato a La Verità, ha curato con successo la moglie colpita dal virus attraverso antinfiammatori. Un anno fa la conferma era arrivata la professor Giuseppe Remuzzi: «Il nostro trattamento con antinfiammatori riduce le ospedalizzazioni del 90%», aveva dichiarato in un’intervista il direttore dell’Istituto Mario Negri, illustrando il protocollo di cura messo a punto con i colleghi. Parole cadute puntualmente nel vuoto.

Bastava utilizzare aspirina, oppure celecoxib e nimesulide. Ma per mesi e mesi, l’Italia si è affidata alle famigerate linee guida per le cure domiciliari dettate dal ministero della Salute guidato da Roberto Speranza. Uscite dieci mesi dopo l’inizio della pandemia e basate per lungo tempo su «tachipirina e vigile attesa», mentre si moltiplicavano le ondate dei contagi, crescevano i ricoveri e il numero dei morti. La medicina del territorio avrebbe potuto funzionare, se si fosse intervenuto nelle primissime fasi della malattia con antinfiammatori e corticosteroidi per prevenire l’aggravarsi delle condizioni di salute del paziente ed evitare il collasso di reparti e terapie intensive.

In quei mesi di vigile attesa, i morti per Covid passarono da 55.576 a 119.539. Forse, quei 63.963 pazienti che si aggiunsero all’elenco delle vittime potevano essere salvati con trattamenti immediati. E quanti dei 175.226 decessi che a oggi contiamo, non erano per malattia grave, ma perché non vennero applicati da subito protocolli efficaci? Il lavoro pubblicato dagli esperti dell’Istituto Negri ribadisce «raccomandazioni terapeutiche» che molti medici misero in atto, salvando pazienti ma finendo sospesi dagli Ordini per aver curato seguendo la letteratura scientifica, non linee guida ministeriali inadeguate. Esortano a «intervenire all’esordio dei sintomi a casa», a «iniziare la terapia il prima possibile» e a «fare affidamento sui fans».

Tags: AntinfiammatoriCovid-19Cure domiciliariRoberto SperanzaVigile attesa
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