Il ministero della Salute fa una parziale marcia indietro sulle misure di prevenzione Covid. Poche settimane dopo aver archiviato l’isolamento, ripristina i tamponi obbligatori per chi è ricoverato o si presenta in pronto soccorso con i sintomi del Covid. Tampone anche per chi ha avuto contatti stretti con persone infette negli ultimi 5 giorni e per i pazienti, anche asintomatici, che devono essere trasferiti in reparti in cui sono presenti pazienti fragili o immunocompromessi. Torna dunque il test all’ingresso delle Rsa e nei reparti di oncologia e il divieto d’accesso alle strutture sanitarie per i visitatori e gli operatori socio-sanitari che presentano sintomi compatibili con il Covid.
Nella circolare ministeriale dello scorso 8 settembre, viene specificato che c’è la facoltà «da parte del direttore sanitario di una struttura sanitaria o del clinico che ne ravvisi la necessità, di definire ulteriori indicazioni per l’effettuazione dei test e misure di prevenzione e protezione aggiuntive rispetto a quelle riportate». Ebbene in questo modo, lasciando ampio margine alla discrezionalità, si offre la possibilità di utilizzare in modo del tutto arbitrario un obbligo che nella nostra sanità non è ma esistito prima.
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Rispetto al provvedimento dell’11 agosto, che aveva ripristinato la totale libertà di movimento all’ingresso delle strutture ospedaliere per pazienti e visitatori, il ministero ha dovuto correggere il tiro «esaminato l’attuale andamento clinico-epidemiologico». E nonostante l’Oms ha messo fine alla pandemia, nelle strutture residenziali sanitarie e socio-sanitarie e socio-assistenziali, nei pronto soccorso, negli ambulatori specialistici, nei reparti ospedalieri (tranne che nelle sale di attesa e nei connettivi) torna anche la raccomandazione all’utilizzo della mascherina per operatori e visitatori.
Matteo Bassetti definisce tutto questo una «follia da tampone». «Dopo quasi 4 anni è oramai finito il problema Covid – argomenta il direttore delle Malattie infettive del San Martino di Genova – Ma allora perché tamponiamo qualcuno per il Covid e non per il virus dell’influenza, per il virus respiratorio sinciziale o non lo tamponiamo per un altro organismo? Vi rendete conto – aggiunge Bassetti – dell’ignoranza di chi decide queste procedure a livello ospedaliero? Devono rendere conto ai cittadini. Ogni volta che qualcuno chiede un tampone per un qualsiasi esame clinico fa un atto contro i cittadini. Uno spreco di risorse, risorse del sistema sanitario pubblico che potrebbero essere usate altrove».
In Italia siamo arrivati ad eseguire ben oltre un milione di inutili tamponi al giorno, dal momento che il virus è endemico, quindi ubiquitario, probabilmente già dai primi mesi del 2020. Oltre al fatto, come ha più volte ricordato Mariano Bizzarri, oncologo e professore di patologia clinica, i cosiddetti tamponi molecolari, assai più precisi di quelli antigenici, sarebbero caratterizzati da una percentuale di falsi positivi tra il 70% e il 90%. Tant’è che già nel 2022 il Cdc statunitense chiese ai laboratori americani di abbandonare il citato sistema molecolare, o Pcr, per altre metodologie. Ma oltre agli sprechi sotto forma di tamponi, occorre aggiungere quelli delle mascherine e dei vaccini che continuiamo a incrementare con dosi aggiornate.