È la settimana della riapertura delle scuole, e ancora una volta, l’Italia rimane ancorata ai ricordi della pandemia da Covid-19. Con bollettini e articoli che riportano casi in aumento e nuove pericolose varianti. E a distanza di tre anni e mezzo dallo scoppio del Covid-19, anche il ministero della Sanità si ritrova in preda a nuove regole, modifiche, provvedimenti sulla gestione del virus. Interventi che, nonostante il cambio di casacca del governo, ricordano tanto i decreti di Conte, Draghi e Speranza. Ovvio, il contesto è diverso, eppure sembra esserci una costante: il tentativo di cercare costantemente un’emergenza, in realtà oggi finita.
Non bastavano le nuove circolari del ministro Schillaci sui vaccini, adesso tornano anche i tamponi. Dal 31 ottobre 2022 non era più obbligatorio il tampone all’arrivo in pronto soccorso, ma adesso cambia di nuovo tutto. Il ministero della Salute ha deciso di intervenire con una circolare per regolare la questione dei tamponi per chi entra in ospedale: l’indicazione è fare il tampone a chi ha sintomi da Covid in pronto soccorso, ma il test viene raccomandato anche per chi deve essere ricoverato in un reparto dove ci sono pazienti fragili (come i malati di tumore), ma anche per i nuovi ospiti delle strutture residenziali degli anziani (le Rsa) .Oppure quando al triage si verifichino condizioni che suggeriscano l’effettuazione del test.
La circolare, per di più, prevede la libertà dei direttori degli ospedali di prevedere regole più stringenti per il caso specifico. Insomma, si tratta, ancora una volta, di una delega di responsabilità verso il basso compiuta dal ministero. Da qui è lo stesso Sergio Abrignani, immunologo dell’università Statale di Milano, a scagliarsi contro il nuovo provvedimento del ministero: «Ormai, dobbiamo considerarlo alla stessa stregua dell’influenza, ferma restando l’attenzione necessaria per le persone fragili».
Mentre ripartono gli allarmismi pilotati sulla curva epidemiologica e sulle nuove varianti, ecco che si ritorna alle vecchie regole. Come le mascherine nelle scuole. «Distribuiremo le mascherine utilizzando le tantissime scorte che ci furono date durante la fase critica della pandemia. L’indicazione che arriva ai professori e bidelli è quella di evitare gli assembramenti degli alunni, soprattutto in questi primi giorni di scuola», annuncia Mario Rusconi dell’Associazione presidi. «L’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale è consigliato ai docenti e alunni con fragilità. Il nostro è un invito in quanto l’utilizzo non è obbligatorio – prosegue Rusconi – Mi sento, poi, in dovere di lanciare un appello agli enti affinché siano più solleciti nei lavori di ristrutturazione negli istituti scolastici: avere classi con 27-28 alunni, in ambienti non grandi, non può che favorire la trasmissione di qualsiasi virus».