Qualche giorno fa, un tiepido 18 novembre, è arrivato al Madre, il museo napoletano dell’arte contemporanea, Il ministro Franceschini, per l’inaugurazione di quella che egli stesso ha definito «la mostra più importante dell’anno in Italia, un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni, che mette assieme Pompei e il museo Madre, l’ antico con il contemporaneo». “Pompei@Madre. Materia Archeologica” è il nome della mostra allestita nelle sale del museo di via Settembrini. Resterà aperta fino al 30 aprile 2018, per le sale approntate al terzo piano e fino al 24 settembre per quelle del primo piano. Nella innovativa e interessante proposta espositiva i ritrovamenti di Pompei vengono accostati alle opere di Andy Warhol, Mimmo Iodice, Goshka Macuga, Rauschenberg e Kounellis tra gli altri, in una continua commistione tra antico e moderno. Il progetto, curato da Massimo Osanna, direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, e da Andrea Viliani direttore generale del Madre, Museo d’arte contemporanea Donnaregina di Napoli, nasce dal confronto delle specifiche metodologie di ricerca dei due ambiti disciplinari, e propone un dialogo diverso, ma fruttuoso, tra materiale archeologico di provenienza dagli scavi di Pompei con delle opere d’arte moderna e contemporanea. L’affascinante prossimità fra archeologia e arte contemporanea crea uno scambio emotivo che ci fa capire come la materia archeologico sia in realtà una disciplina radicalmente contemporanea. Il solo fatto che per recuperare il passato si debba agire nel presente è motivo di questo, ma la stessa analisi dei resti è chiaro che viene attuata con le nostre recenti categorie estetiche e con le attuali funzioni, creando una complessa relazione tra le componenti antiche e quelle contemporanee, sia nell’ambito culturale che in quello naturale. .
LE IMPRESSIONI. «Le sale sono una più spettacolare dell’ altra – ha rimarcato Franceschini – e il dialogo tra gli oggetti che arrivano da Pompei e le collezioni del Madre e le altre opere prestate da altri musei è fertile e credo vada sviluppato per il bene del Paese. Anzi – ha concluso il ministro – mi piacerebbe fare l’operazione inversa, portando un po’ di arte contemporanea a Pompei. Credo che siamo sulla buona strada e su questo dobbiamo continuare a investire per far crescere Napoli e il Paese intero». L’attuale ministro fa parte di quella schiera di persone che pensa al nostro patrimonio artistico e culturale come a un reale volano per la tanto auspicata rinascita, anche economica del Paese, e i trenta secoli di “contemporaneità” della regione Campania e di tutta la cultura mediterranea vanno sviluppati e valorizzati. Dello stesso avviso è anche Andrea Viliani, direttore del madre: «Se pensiamo che gli scavi di Pompei ci presentano testimonianze attuali, quasi come se gli antichi romani avessero lasciato le strade da quindici minuti, e se pensiamo che Curzio Malaparte ne “La pelle” definisce Napoli, una Pompei insepolta, l’unica città del mondo antico che non sia scomparsa, siamo chiamati attraverso questa mostra a raccontare a noi e al resto del mondo quanto Napoli, Pompei, questa nostra cultura della campania Felix, abbiano saputo tenere insieme uomini e donne di epoche diverse per trovare, nella cultura del plasmare la materia delle forme di dialogo, interculturale, intergenerazionale, che in questo caso attraversano i secoli e ci raccontano la contemporaneità del passato, e rappresentano nel nostro tempo i valori fondanti, archetipi ideali che non smettono mai di essere una materia di grande rilevanza artistica».
IL PROGETTO POMPEI@MADRE. Materia Archeologica va proprio nella direzione di diventare il possibile catalizzatore di un ipotetico sistema culturale, disciplinare, e soprattutto istituzionale integrato. Sulla scia di queste considerazioni tutto l’insieme delle opere, dei manufatti e delle idee che compongono un patrimonio culturale, è di per sé sempre contemporaneo. Tutto il passato si trasporta nel presente non come semplice eredità, ma come metodo per comprendere il presente e immaginare un futuro. Ma come si trasforma questa bella visione olistica in qualcosa di pratico e chiaramente comprensibile ai più? Prima di tutto in una mostra che val la pena di visitare perché indubbiamente ha tutte le caratteristiche per essere definita “importante”, ma anche attraverso alcuni sviluppi che potrebbero diventare un reale sfruttamento creativo. Vediamo come. Oltre ad interventi site-specific di artisti internazionali, coordinati dal Madre all’interno del Parco Archeologico di Pompei, il progetto comprende anche, a partire dall’estate del prossimo anno, l’avvio di un protocollo di intesa, adesso allo studio, che permette l’uso di materiale archeologico per la produzione di opere d’arte contemporanea. Un vero e proprio piano di rinascita di materiali che spesso hanno solo l’aspetto di pietre, e alle volte nonostante questo sono oggetto di furti illegali. Attraverso la supervisione e il coordinamento del Madre, e la definizione di un metodo di lavoro comune fra il Parco Archeologico di Pompei e i maggiori musei di arte contemporanea del mondo, sarà possibile riutilizzare materie archeologiche di provenienza pompeiana per la commissione, la concezione e la produzione di nuove opere d’arte contemporanea. Nuova linfa dunque per gli artisti di tutto il mondo, oltre ai tanti che della nostra archeologia hanno già sfruttato le idee, e nuova linfa si spera anche per le casse italiane, per un progetto in cui pare tutti possano trovare guadagni oltre a un arricchimento culturale.