Noemi, Maria, Nadia, Donata, Anita, Nicolina, Sara, Vania, Rosaria, Migena, Giordana, Debora, Saadia, Barbara. È una lunga scia di sangue quella che la parola femminicidio lascia dietro di sé. 114 sono le donne uccise in questi primi dieci mesi del 2017. Una triste conta che ci ricorda che d’amore si muore. L’amore per il proprio compagno violento, che cambierà ma non cambia, per la famiglia e per i figli incatenano molte donne in una trappola mortale. Deve essere l’amore per sé stesse a vincere. A vincere ogni timore, paura, dolore e spingerle a denunciare l’uomo che le picchia, maltratta, violenta, schiavizza psicologicamente e ne uccide la libertà.
I NUMERI DELLA VIOLENZA DI GENERE. Il fenomeno resta di enormi proporzioni e i numeri parlano chiaro: tra il 2015 e il 2016 il numero delle vittime, secondo il quarto rapporto di Eures sul femminicidio in Italia, è tornato ad aumentare, passando da 142 a 150 (+5,6%), soprattutto a causa di una forte crescita del fenomeno nelle regioni del Nord e del Centro. Dalle violenze domestiche allo stalking, dallo stupro all’insulto verbale: la vita femminile è costellata di violazioni della propria sfera intima e personale. Spesso un tentativo di cancellarne l’identità, di minarne profondamente l’indipendenza e la libertà di scelta. Il tragico estremo di tutto questo è rappresentato dal femminicidio che dimostra di essere ancora un reato diffuso ed un problema che necessita di una risposta non solo giudiziaria, ma culturale e educativa. Dal 2000 a oggi le donne vittime di omicidio volontario nel nostro Paese sono state 3 mila: nel 2016 i femminicidi sono tornati a crescere rispetto all’anno precedente (+5,6%, da 142 a 150), trend sostanzialmente confermato dai 114 casi – più di uno ogni 3 giorni – dei primi dieci mesi di quest’anno. L’incidenza femminile sul numero di vittime totali di omicidi non è mai stata così elevata, 37,1% (nel 2000 si attestava sul 26,4%).
RIVOLUZIONE CULTURALE. Non un giorno, il 25 novembre scelto come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ma ogni giorno si dovrebbe riflettere su un mondo governato ancora dalla violenza che trova sfogo sulle donne. Occhi neri, ossa rotte, lividi, gonfiori, volti sfigurati che si nascondono dietro un velo spesso di trucco nascondono soprusi e violenze. Nonostante siano stati fatti numerosi passi in avanti nella lotta alla violenza, etichettandola come crimine, continua ad essere considerata, tristemente anche da molte donne ancora oggi, come un fatto privato, come un segreto di famiglia. Vi è dunque un impianto culturale che ancora giustifica il maltrattamento e la sopraffazione, che considera le donne “proprietà” degli uomini. Liberarci dagli stereotipi è difficile quanto liberarsi dalla violenza. Eppure quando eravamo piccole sentivamo le mamme dei nostri compagni di classe ripetere: «Le donne non si toccano neanche con un fiore». Cosa non hanno recepito di quel semplice messaggio? Quella generazione di bambini, ormai “grandi”, le donne le tocca eccome, le picchia fino ad ucciderle. Le tocca e le violenta quando lo rifiutano, le picchia quando non sono d’accordo con lui, le uccide quando scelgono di essere libere. Dovevamo capirlo da quella frase che non esisteva la tanto decantata parità di genere. Quella frase altro non era che l’emblema di un’enorme differenza. La differenza di genere.