Torna indietro nel tempo con padre Tiresias, / Ascolta il vecchio che racconta di tutto quello che ha vissuto. / Sono stato ovunque, per me non c’è mistero. / Quando ero uomo, come il mare mi infuriavo, / Quando ero donna, come la terra donavo. / In realtà c’è più terra che mare
… canta Peter Gabriel in “The Cinema Show”, la canzone dell’album “Selling England by the Pound” dei Genesis che accompagna l’ingresso in scena di Camilleri-Tiresia al Teatro greco di Siracusa. Al suo fianco il flautista Roberto Fabbriciani, un bambino, Valentina Alferj, assistente personale dello scrittore e aiuto del regista dello spettacolo, Roberto Andò, e l’imprevista e fugace comparsa di un gatto nero. Tiresia viene aiutato a sedersi su una poltrona, accanto a un abat-jour ed a un comodino. Non è un attore, che recita la parte dell’indovino tebano. È Tiresia in persona, al quale è stato concesso da Zeus il privilegio di vivere sette generazioni umane. «Tiresia sono», esordisce, facendo il verso al commissario Montalbano. Nel teatro e nella vita, Tiresia è lo scrittore Andrea Camilleri: cieco per destino.
TIRESIA E LA CECITÀ. «Tiresia è una figura che mi ha sempre affascinato e che ho coltivato nel tempo» aveva detto lo scrittore alla vigilia. «Ricordo il piacere che ho provato quando ho letto la prima volta “La terra desolata” di Eliot. Fino ad allora di Tiresia avevo un ricordo non proprio glorioso, in teatro lo avevo visto interpretare da Annibale Ninchi, indubbiamente un grande attore, ma la sua recitazione era orientata a sopraffare il personaggio di Edipo, e mi sembrò persino ampollosa. Ricordo che, tornato a casa, presi il testo, lo lessi e fu allora che pensai che il personaggio avrebbe meritato un tono più dimesso. Proprio quello che ha fatto Eliot nel suo poema». «L’idea è di parlare di Tiresia come se io fossi Tiresia» spiega. «Chiamatemi Tiresia, per dirla con l’incipit di Melville (Moby Dick inizia con la frase “Chiamatemi Ismaele”, ndr). Ma l’idea di raccontare e impersonare Tiresia, a parte la recente parentela per cecità, nasce proprio dalla voglia di pronunziare certe parole nel buio, la voglia di far risuonare il suono delle parole di Tiresia, e anche i versi di Eliot, nel buio della cecità. Nel mio testo c’è un momento in cui cito Borges e dico che le parole di Sofocle ascoltate al buio della cecità acquistano il suono della verità assoluta».
DA SOFOCLE A WOODY ALLEN. Grande scrittore, grande affabulatore, Andrea Camilleri conquista con la una voce cavernosa e roca da vecchio fumatore. Da siciliano sembra avere nel Dna i timbri forti della recitazione antica dei cuntastorie. È caustico, malizioso, ironico, arguto. Segue nella narrazione teatrale quella resa popolare dai suoi libri. L’attualizza («chi capisce la differenza oggi tra un politico di sinistra e un politico di destra»), la volgarizza (nel senso positivo) e non fa mancare i richiami diretti al suo personaggio più celebre, Montalbano. «Sono Tiresia, di persona, personalmente» dice, imitando Catarella. È Tiresia che racconta la sua versione dei fatti. È un novello Omero che racconta un nuovo e fantastico viaggio: quello che comincia da Tebe, dal monte Citerone, per finire nelle strade dell’Upper East Side di Manhattan del film “La Dea dell’amore”. Da Sofocle a WoodyAllen. «Un giorno Zeus e Era stanno discutendo intorno a una domanda: nell’atto sessuale chi prova più piacere l’uomo o la donna?» narra Camilleri. «Non sapendo rispondere, chiamano Tiresia, il quale è un esperto di entrambi i sessi, perché, secondo il mito, da maschio era diventato femmina e poi di nuovo uomo. Insomma era considerato un tecnico». E Tiresia risponde «che nell’atto sessuale esistono dieci gradi di piacere. La donna ne gode nove, l’uomo appena uno. Giunone lo punisce quando scopre che i gradi del piacere sono nove. Solo allora si rende conto che con Zeus non ha mai raggiunto questi nove gradi. Da qui la reazione di ira nei riguardi del rivelatore. Ma è una mia supposizione» ride Camilleri-Tiresia.
ALLA RICERCA DELL’ETERNITÀ. Comincia poi il viaggio storico-letterario nel personaggio Tiresia, nelle interpretazioni che scrittori e poeti hanno dato dell’indovino, da Omero a Seneca e Dante, fino ad Apollinaire, Cocteau, Virginia Woolf, Pavese, Pound, Eliot, Primo Levi. Le citazioni risuonano, registrate dalla voce di Camilleri-Tiresia. E compaiono sugli schermi luminosi, insieme a momenti sonori e brevi stralci di film (l'”Edipo re” di Pasolini e, nel finale, “La Dea dell’Amore” di Woody Allen). Alla fine il personaggio della letteratura e la persona vera si ricongiungono. Un viaggio alla ricerca dell’eternità, condotto da uno scrittore-attore che a settembre compirà 93 anni e che continua a essere animato dalla curiosità della scoperta. Capace di restare per oltre un’ora e mezza a recitare solo sul palcoscenico. Tra le pietre antiche del Teatro greco di Siracusa, dove si è recato per «intuire» cos’è l’eternità. Trovandola nei dieci minuti di applausi e nella standing ovation del pubblico. A battere le mani anche uno dei suoi “figli”, il commissario Montalbano, ovvero Luca Zingaretti.