Dopo il megacompenso da portavoce del presidente del Consiglio, a far insorgere l’opposizione è ora la diffusione di un audio in cui annuncia «megavendetta» contro i dirigenti del Mef accusati di fare ostruzionismo. Opposizione che chiede le dimissioni di Rocco Casalino, che però incassa la fiducia del Movimento 5 Stelle e del premier Giuseppe Conte. «La diffusione dell’audio configura condotte gravemente illegittime che tradiscono fondamentali principi costituzionali e deontologici. Chiarito che trattasi di un messaggio privato mi rifiuto finanche di entrare nel merito dei suoi contenuti». Poche righe con le quali Conte si è trovato a dover difendere il giornalista che, per curarne l’immagine, è pagato più di lui: seimila euro netti al mese e una polemica che non si placa.
CHI È ROCCO CASALINO. Gli italiani lo hanno conosciuto per la prima volta in Tv diciotto anni fa, quando è entrato come concorrente nella casa del primo Grande Fratello. Rocco Casalino, nato in Germania ma pugliese d’origine, ha sposato la causa del Movimento 5 Stelle nel 2011. Da allora ha conquistato la fiducia di Casaleggio, Grillo e dei leader del partito: oggi è capo comunicazione dei pentastellati nonché ufficio stampa e portavoce del premier Conte. Nella mente dei più, Casalino resta uno degli opinionisti dei salotti televisivi, ma c’è anche chi lo ricorda quando, nel 2004, al corso di giornalismo della Provincia di Milano, davanti a una platea attonita di aspiranti comunicatori della Pubblica amministrazione, vaticinò: «Tra dieci anni io sarò il vostro capo». Una profezia se si considera il suo ruolo oggi: spin doctor del presidente del Consiglio, fedelissimo di Casaleggio, “longa manus” di Luigi Di Maio, occhi e orecchie del M5s a Palazzo Chigi. Prima di finire nella bufera per l’audio contro il Mef, i giornali si erano occupati di lui perché aveva inserito nel curriculum un master inesistente in economia alla Shenandoah University, per il suo stipendio da 169 mila euro, per aver criticato l’arredamento del suo ufficio a Palazzo Chigi e per aver richiesto, spudoratamente, un alloggio di servizio nella sede del governo, cosa non prevista per il portavoce, ma solo per il premier. È noto, anche, per il cosiddetto ‘metodo Casalino’: bloccare improvvisamente le ospitate o le interviste tv dei pentastellati a seconda dell’umore. E adesso c’è chi lo attacca per la sua presunta «ingenuità» e chi invece sospetta un piano, architettato per far vedere che anche il Movimento sa alzare la voce. Ma ormai il danno, se così lo si può definire, è fatto.
IL METODO CASALINO. Insulti, minacce, offese: «Sarà una cosa ai coltelli», «faremo fuori tutti questi pezzi di m… del Mef». Parole forti ma è cosa nota la pressione degli ultimi giorni esercitata dai Cinque Stelle, Di Maio in testa, sulla necessità di reperire dentro il bilancio le risorse necessarie ad avviare le misure economiche promesse in campagna elettorale. A ciò si lega un passaggio del messaggio audio dove Casalino dice appunto che «ci sono al ministero una serie di persone che stanno lì da decenni e che proteggono il solito sistema. Non è accettabile che non si trovano dieci miliardi del c…». Perché, al di là della polemica sulla loro diffusione, le parole di Casalino fotografano lo scontro in atto tra una parte dell’esecutivo e i tecnici del Tesoro. «C’è chi rema contro, ovvero una parte della burocrazia dei ministeri. Il sistema negli ultimi 20 anni, ha piazzato nei gangli fondamentali dello stato dei servitori dei partiti e non dello Stato», attacca Di Maio. E le sue parole arrivano poco dopo che fonti del Tesoro sottolineano la piena fiducia di Tria nei dirigenti e nelle strutture tecniche del suo ministero.