La Corte d’appello di Genova ha condannato l’ex segretario della Lega Nord, Umberto Bossi, ad 1 anno e 10 mesi e il suo tesoriere, Francesco Belsito, a 3 anni e 9 mesi nell’ambito del processo per la maxi truffa ai danni dello Stato da 49 milioni. I giudici hanno anche condannato gli ex revisori contabili Diego Sanavio e Antonio Turci a 8 mesi, mentre Stefano Aldovisi a 4 mesi. E poi la parte del verdetto più attesa: i giudici d’appello hanno confermato la confisca dei 49 milioni di euro, la somma cioè dei rimborsi elettorali incassati irregolarmente dalla Lega. Una sentenza che creerà qualche imbarazzo agli alleati di governo della Lega. Di Maio e i Cinquestelle non potranno più fare finta di niente.
L’ACCUSA. Un secondo grado che conferma in pieno quanto stabilito dal tribunale di Genova più di un anno fa. Si andrà avanti, perciò, con la rateizzazione degli ormai famosi 49 milioni di euro. Ovvero l’intera cifra percepita per i rimborsi elettorali relativi agli anni 2008, 2009 e 2010. Soldi che la Lega ha ottenuto truccando i bilanci, e che dunque va restituita nella sua totalità anche se di questo denaro una parte è stato effettivamente usato per spese di partito. La Lega oggi guidata da Matteo Salvini avrebbe potuto evitare tutto questo costituendosi parte civile in primo grado, ma dopo un “balletto” di decisioni si era tirata indietro. Certo, Umberto Bossi e Francesco Belsito potranno ricorrere ancora alla suprema corte. Ma intanto è Matteo Salvini che dovrà rendere conto sul piano politico di questa decisione.
LA RESTITUZIONE IN 76 ANNI. Il 6 settembre scorso il tribunale del riesame aveva confermato il sequestro dei 49 milioni consistenti nei rimborsi elettorali illecitamente incassati dal partito di via Bellerio. Dieci giorni più tardi era stato raggiunto un accordo tra Lega e procura di Genova in base al quale il partito di Matteo Salvini avrebbe versato 100 euro ogni due mesi su un conto apposito. Se da un lato questa misura avrebbe scongiurato la paralisi dell’attività politica paventata dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti, dall’altro erano nate furibonde polemiche perché di questo passo la Lega avrebbe impiegato ben 76 anni per saldare il suo conto con la giustizia. Adesso che la Cassazione ha ribadito la legittimità del sequestro dei 49 milioni si procederà con la rateizzazione della somma da restituire allo Stato. Circa 600 mila euro l’anno e che la procura preleverà dai conti del Carroccio. L’accordo non contempla comunque lo stop all’inchiesta aperta, sempre a Genova, per il presunto riciclaggio di una parte di quegli stessi soldi incamerati da Bossi e Belsito. L’ipotesi dei pm Francesco Pinto e Paola Calleri è che sotto le gestioni di Maroni e Salvini non siano stati spesi tutti, ma messi al sicuro per evitare appunto possibili sequestri. In particolare, si sospettano alcuni movimenti attraverso la Sparkasse di Bolzano: da qui, a fine 2016, 10 milioni sarebbero stati investiti nel fondo Pharus in Lussemburgo, e 3 sarebbero rientrati all’inizio di quest’anno.