Procedure più veloci per rimpatriare i migranti dall’Italia verso 13 paesi: è quanto prevede il decreto interministeriale presentato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio e dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. «Sui migranti presentiamo un decreto che non urla ma fa i fatti», ha detto Di Maio sottolineando che con questo meccanismo saranno ridotte da circa due anni a quattro mesi le procedure per valutare le richieste d’asilo che arrivano dopo gli sbarchi. «Nei 14 mesi precedenti non è stato fatto nulla», ha evidenziato il responsabile della Farnesina. «Io non credo che la redistribuzione dei migranti negli altri Paesi europei sia la soluzione definitiva. Dobbiamo fare molto di più sul sistema dei rimpatri».
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Sono 13 i Paesi inseriti nel nuovo decreto interministeriale per i quali si accorciano le procedure per i rimpatri: Algeria, Marocco, Tunisia, Albania, Bosnia, Capo Verde, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Senegal, Serbia e Ucraina. Circa il 30% delle 7.000 persone arrivate nel 2019 in Italia provenivano da questi 13 Paesi. Dunque, l’obiettivo è snellire le procedure e togliere lavoro ai tribunali. Attualmente nelle aule di giustizia sono pendenti oltre 70.000 richieste di asilo ma l’Italia ha accordi di rimpatrio con un numero molto ridotto di paesi, tra i quali Nigeria, Marocco, Tunisia, Egitto. Secondo i dati diffusi dal Viminale nel 2019 i rimpatri sono stati 5.261.
Secondo il nuovo meccanismo, quando un migrante proveniente da uno di questi Paesi avanza richiesta di asilo, dovrà presentare prove specifiche di essere stato sottoposto a violenze o persecuzioni. In mancanza di questi requisiti la domanda di protezione verrà subito respinta e viene avviata la procedura di rimpatrio. Secondo quanto affermato dai due ministri il provvedimento «dimezza i tempi per l’esame delle domande». «Ci sarà una valutazione caso per caso naturalmente – ha spiegato Bonafede – ma avendo individuato dei porti sicuri sarà più semplice esaminare una domanda. Sarà diverso il meccanismo dell’onere della prova: non ci sono i presupposti in mancanza di prova contraria».
E visto il cambio di questo meccanismo, ha detto Di Maio, «non ci sono oneri di spesa». Per completare gli accordi, ha detto ancora, sarà fondamentale il ruolo della cooperazione allo sviluppo, per i cui progetti è previsto il «fondo rimpatri, che può arrivare fino a 50 milioni di euro, mentre oggi dispone di cifre irrisorie, 2-4 milioni di euro». Il capo politico dei 5 Stelle ha poi aggiunto che nelle prossime settimane andrà personalmente «in alcuni di questi Paesi per riuscire ad accelerare le procedure di rimpatrio». Tra questi anche Marocco e Tunisia. E per fermare le partenze, oltre alla cooperazione e ai meccanismi di rimpatrio, è fondamentale «una grande azione diplomatica che punta a stabilizzare la Libia». Ha ricordato che il testo «è stato un lavoro di squadra: ringrazio il ministro Bonafede, il presidente Conte e la ministra Lamorgese perché il decreto ministeriale ci permette di portare le misure per stabilire se un migrante può stare in Italia da due anni a 4 mesi». «È solo primo step del nostro piano per i rimpatri sicuri- ha detto ancora Di Maio – e non intende essere in contrapposizione sul decreto sicurezza, sul quale recepiremo le osservazioni del presidente della Repubblica».