Di giorno si fanno chiamare TuttiFrutti Band. Solari e colorati, girano in lungo e largo la Puglia intrattenendo a suon di canzonette e folk gli ospiti durante le pantagrueliche e lunghissime feste di nozze. Di notte si calano in atmosfere dark e medievali, trasformandosi nell’Organic Band. Jeans e magliette scure si abbeverano, come vampiri famelici, nella musica progressive degli anni Settanta. «Ma adesso TuttiFrutti Band dovrà cambiare formazione» sorride Carmine Calia, tastierista e voce di entrambi i gruppi. Insieme ai suoi soci e complici, ovvero Gaio Ariani (chitarre e mandolino), Francesco Leoce (basso e tastiere) e Donato Mango (batteria e percussioni), da questo autunno si dedicherà anima e corpo soltanto a un progetto. «La musica dei matrimoni ci ha fatto lavorare molto e ci ha permesso di raccogliere quel gruzzolo che ci è servito per finanziare “Formosus”». Un’opera rock ispirata alla storia poco conosciuta di Papa Formoso e al progressive.
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Per affrontare questa impresa ambiziosa e visionaria, che comprende un visual album (pubblicato il 15 ottobre), un film, una graphic novel disegnata da Elisa Seitzinger e un rivoluzionario “live show” che debutterà a metà novembre nello scenario fantasy del Castel del Monte, i quattro ragazzi di Gravina di Puglia hanno ottenuto anche il sostegno di Puglia Sounds. «Abbiamo partecipato al bando, vincendolo» racconta Calia. Una piccola somma che ha consentito alla band di coinvolgere nel lavoro due “maghi” della produzione musicale: Tommaso Colliva, Grammy award per “Drones” dei Muse, e Giovanni Versari, mastering engineer per Franco Battiato, Brunori Sas e Afterhours. «Ci siamo detti che per rappresentare il potenziale di questo lavoro bisognava rivolgersi a qualcuno che sapesse valorizzarlo. Abbiamo così contattato via mail Colliva. Non nutrivamo grandi speranze, invece ci ha risposto, rivelandosi interessato al progetto: “È un progressive molto fresco, mi piacerebbe offrire il mio contributo”». È stato poi lo stesso Colliva a consigliare Versari per completare il lavoro.
Come sottolineava il pluripremiato produttore genovese, il progressive degli Organic è «molto fresco». Attinge a piene mani dagli anni Settanta, dai Pink Floyd, dei quali sono stati anche una tribute band nella loro carriera, i Genesis (nel finale del brano “When the time will come”), i King Crimson (nella schizoide “Today I’m a Single”), Emerson Lake & Palmer, contaminati con la musica sacra (un organo di chiesa e un coro gregoriano di trenta voci caratterizza “Trial”), un assolo di mandolino in “Fugue”, l’elettronica, sonorità più moderne alla Philipp Glass, Brian Eno e Mogwai. «C’è tutto il nostro background musicale» spiega Calia. «Gaio Ariani, il mandolinista, esce dal Conservatorio. Io sono un fisarmonicista prestato alle tastiere. Ci piace sperimentare, inserire il mandolino o l’organo hammond in un contesto inusuale».
Vecchio e nuovo si mescolano in “Formosus”. Come nel video di “Where are you?”, dove epoche lontane e diverse s’intrecciano e si confondono. «Dalla storia di Orfeo ed Euridice ai nostri tempi, la storia di Papa Formoso dà lo spunto per percorrere quella dell’Uomo e toccare temi attuali», spiega il musicista pugliese. «Dai deliri apocalittici e allegorici del pontefice sul letto di morte fino alla macabra messa in scena dell’umiliante processo al cadavere dell’897 per intraprendere un viaggio che, dall’Alto Medioevo, arriva a raccontare le vicende di un eremita post contemporaneo, immerso nella propria allucinata solitudine, in attesa della fine del mondo, con un epilogo segnato da un inno improntato alla ricerca dell’infanzia dell’Uomo».
È stato Massimiliano Cosi, la “mente” di Bloodynose, a ispirarsi alla grottesca vicenda del Papa processato post mortem. «Con Massimiliano collaboriamo dal 2013, quando abbiamo ideato un tribute show immersivo per i quarant’anni di “The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd» racconta Calia. «Lui ha studiato archeologia all’Università ed era rimasto colpito dalla storia di Papa Formoso. Quando gli abbiamo fatto sentire il primo brano, subito quella vicenda gli è tornata alla mente». Insomma, la musica ha ispirato la storia. Che, a sua volta, ha poi modificato la musica, adattandola ai testi e alla scenografia.
Essendo un visual album, ogni canzone è accompagnata da un video. «Il film è già pronto» annuncia Carmine. «Inizialmente pensavamo ad affrontare quest’ultimo passo affidandoci al crowdfunding, ma avvicinandosi la data del debutto, abbiamo dato fondo a tutte le nostre risorse economiche e umane». Carmine, Gaio, Francesco e Donato si sono così trasformati in elettricisti, falegnami, addetti alla luce, attrezzisti, per aiutare Bloodynose a ultimare le riprese del film. I quattro ragazzi pugliesi sono abituati a rimboccarsi le maniche. Sono anche gli “operai” della Fabbrica del Suono che hanno creato a Gravina di Puglia. «È il nostro studio di registrazione, organizziamo stage didattici di musica e danza, installazioni, progetti per orchestra, audiovisivi, spot, colonne sonore».
A tutte queste attività, gli Organic hanno aggiunto la graphic novel che accompagna l’album. È il booklet realizzato da Elisa Seitzinger, la visionaria illustratrice de L’Espresso e il Sole24Ore che mescola sacro e profano, dark e medioevo, simboli antichi e icone pop, specchio dell’album che adesso attende il suo atto finale: la rappresentazione live. «Il palco è ideato sullo schema ottagonale del Castel del Monte, per questo motivo vogliamo inaugurare il tour in quel contesto» sottolinea Calia. «Sarà un live show immersivo: il pubblico è circondato dagli schermi e la band sta al centro. Lo storytelling è scandito da un linguaggio visuale sperimentale, con l’ausilio di luci quasar e videomapping. Dopo Castel di Monte, il tour viaggerà attraverso l’Italia e l’Europa in antichi ruderi e hangar industriali».
Un’avventura in equilibrio sopra la follia, canterebbe Vasco Rossi che della Puglia è un abituale frequentatore. Un progetto che ci riporta indietro nel tempo, quando l’album aveva un valore concettuale, quando c’era più attenzione e cura per la musica. «Forse siamo un po’ presuntuosi» ammette Calia. «Ma vorremmo rimettere le cuffie sulle orecchie di ascolta. Oggi, nell’era di Spotify, non funziona molto, ma il nostro obiettivo è far riscoprire l’ascolto, far rivivere una emozione attraverso un album».