Il Parlamento Europeo ha diffuso la nuova edizione del Parlemeter, il sondaggio annuale che realizza nei 28 paesi dell’Unione Europea per esaminare la propria popolarità e quella dell’organismo sovranazionale che rappresenta. Secondo la rilevazione di quest’anno, l’Italia risulta essere il paese più euroscettico fra i 28: soltanto il 37% degli intervistati italiani ritiene che l’appartenenza all’Unione Europea sia una cosa positiva. La percentuale è la più bassa assieme a quella registrata in Repubblica Ceca, dove però le persone che ritengono l’appartenenza all’Unione Europea esplicitamente negativa sono di meno.
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L’Italia negli ultimi anni si è certamente distinta per il suo euroscetticismo, tuttavia è la prima volta che occupa l’ultimo posto da quando nel Parlemeter viene rilevata la popolarità dell’Unione. Nell’edizione dell’anno scorso l’Italia era penultima, ma nell’ultimo anno la percentuale di intervistati italiani che ritiene positiva l’appartenenza all’Ue è scesa di 5 punti, dal 42 al 37%. Non sono dati molto sorprendenti, se pensiamo alle posizioni dei principali partiti italiani riguardo all’Unione Europea. La Lega, il partito che alle ultime elezioni europee ha ottenuto il 34%, fino a qualche anno fa sosteneva esplicitamente l’uscita dall’euro e dall’Unione Europea, e negli ultimi giorni ha avviato una petizione per fermare la riforma del Mes. Anche il Movimento 5 Stelle, che vinse le elezioni politiche del 2018 e da allora fa parte della coalizione di governo, ha delle posizioni storicamente ambigue, ma tendenzialmente ostili, sull’Unione Europea, e soltanto di recente ha rigettato la descrizione di partito apertamente euroscettico.
La media europea è del 59%, più bassa di tre punti rispetto alle rilevazioni del 2018. Nonostante nel continente il sostegno per l’Ue è aumentato quasi ininterrottamente, e negli ultimi tre anni non ha subito grosse variazioni, si fanno sentire comunque le difficoltà di una Unione divisa su questioni economiche, geopolitiche e ideologiche. Se i campioni dell’eurottimismo sono Irlanda e Lussemburgo (81% di favorevoli all’appartenenza all’Ue) sulla sponda opposta troviamo il Regno Unito (impegnato nella dolorosa trattativa per la Brexit) con il 42%. Tra i paesi dove il sostegno è aumentato ci sono la Francia (+6% in un anno) e la Grecia (+5%). Tra i delusi invece di nuovo il Regno Unito (un calo di sette punti percentuali in 12 mesi) e la Polonia (meno cinque punti).
Il sondaggio, condotto a ottobre dalla rispettata società Kantar, che si occupa di ricerche di mercato, su un campione di 27.607 persone contattate nei 28 paesi dell’Ue, secondo tradizione chiede ai cittadini anche quali sono i temi politici ai quali il Parlamento europeo dovrebbe dare la priorità, scegliendo tra un vasto ventaglio di opzioni. Le risposte variano da paese in paese, ma riguardo a quelli che dovrebbero essere i valori europei da promuovere, la maggioranza degli intervistati sceglie il rispetto dei diritti umani nel mondo (48%), la libertà di parola (38%) e l’uguaglianza tra sessi (38%). Per quanto riguarda i problemi da affrontare in cima alla lista c’è il clima: un terzo circa dei rispondenti (32%) vuole che il parlamento affronti i cambiamenti climatici. Seguono lotta alla povertà e all’esclusione (31%) e la lotta al terrorismo (24%).