L’America tutta si è stretta intorno a George Floyd. Anche i generali hanno contestato la linea dura del presidente Donald Trump che ha minacciato di ricorrere all’Insurrection Act per usare le forze armate contro i manifestanti. Un’impostazione che il capo del Pentagono Mark Esper ha dichiarato di non condividere: la legge del 1807 che consente al presidente di usare l’esercito negli Usa dovrebbe essere usata «solo nelle situazioni più urgenti e drammatiche e non siamo in una di quelle situazioni ora» ha detto Esper.
La scelta di Trump è stata criticata anche dal suo ex segretario alla Difesa James Mattis: «Donald Trump è il primo presidente che non tenta di unire il popolo americano, e non sembra nemmeno volerlo fare. Sta provando, al contrario, di dividerci». ha detto l’ex capo del Pentagono. «Siamo testimoni – ha proseguito – delle conseguenze di tre anni di questo sforzo deliberato, di tre anni senza una leadership matura. Possiamo unirci senza di lui, attingendo alla forza interna alla nostra società civile. Quando entrai nell’esercito, circa 50 anni fa, feci un giuramento per sostenere e difendere la Costituzione. Non avrei mai sognato che ai soldati che fanno lo stesso giuramento sarebbe stato ordinato in qualsiasi circostanza di violare i diritti costituzionali dei loro cittadini».
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Contro Trump anche l’ex generale John Kelly, suo ex capo di gabinetto ed ex ministro per la Sicurezza nazionale, John Allen, ex comandante delle forze Usa in Afghanistan. «Non gli è bastato privare i manifestanti pacifici dei loro diritti sanciti dal primo emendamento – ha osservato Allen – con quella foto ha tentato di legittimare quel gesto con un alone religioso». Tra gli altri, pure Mike Mullen, ex capo dello stato maggiore congiunto, si è scagliato contro Trump, avvertendo che mina i valori dell’America. E anche il generale Martin Dempsey sottolineando che le dichiarazioni di Trump sono «assai preoccupanti» e «pericolose». «L’idea che il presidente possa prendere in carico la situazione usando le forze armate per me è preoccupante».
More fencing going up around the White House complex early this morning pic.twitter.com/VLBRnx1lgz
— Betsy Klein (@betsy_klein) June 4, 2020
Intanto, Trump fa costruire un muro intorno alla Casa Bianca per proteggersi dai manifestanti che rimarrà fino al 10 giugno «per mantenerne la sicurezza e – ha spiegato il Secret Service – consentire allo stesso tempo manifestazioni pacifiche». Ma il video che mostra la recinzione è diventato virale sui social. «Voleva il muro con il Messico per proteggere gli americani, invece ne ha costruito uno attorno alla Casa Bianca per proteggersi dagli americani», si legge tra i commenti.