Il nuovo patto di stabilità è stato approvato dall’Europarlamento con 367 voti a favore, 161 contrari e 69 astenuti, ma se a decidere fosse stata solo l’Italia non sarebbe mai passato. Un astensionismo bipartisan ha accomunato gli eurodeputati italiani, formando una strana maggioranza, da Fratelli d’Italia alla Lega e Forza Italia fino al Pd. Mancano solo due mesi alle elezioni e la responsabilità di sottoscrivere un nuovo Patto di stabilità che imporrà all’Italia strette di bilancio da circa 13 miliardi l’anno non la vuole nessuno. È così presto spiegato il fuggi fuggi dei partiti italiani dal voto finale al Parlamento Ue.
Il Patto condiziona soprattutto i paesi col debito pubblico più ingente e con la tendenza a mantenere piuttosto alto il deficit annuale, come l’Italia. Per questa ragione il governo italiano guidato da Giorgia Meloni aveva negoziato per mesi i punti del testo, per poi approvarlo nel dicembre del 2023 in sede di Consiglio dell’Unione Europea. Quello stesso testo si basava poi su una proposta originaria del Commissario europeo agli Affari economici, l’italiano Paolo Gentiloni, espressione del Partito Democratico.
Eppure, nonostante il Patto sia stato elaborato da un importante leader del Pd e sia stato approvato dal ministro dell’Economia italiano Giancarlo Giorgetti, al voto finale nessun partito italiano rappresentato al Parlamento Europeo ha votato a favore del testo: quasi tutti si sono astenuti, il Movimento 5 Stelle ha votato contro. Tre soli europarlamentari italiani hanno votato a favore al più rilevante dei voti sulla nuova riforma: Lara Comi di Forza Italia, Herbert Dorfmann della Südtiroler Volkspartei e Marco Zullo, ex M5S che oggi non fa parte di alcun partito ma siede nel gruppo parlamentare di Renew, cioè dei liberali.
Nessun partito italiano, insomma, ha voluto benedire dal punto di vista politico l’approvazione del Patto. Le nuove norme sono complesse: per i paesi più indebitati prevedono piani di spesa individuali della durata di quattro anni, prorogabili fino a sette anni, che permettano di ridurlo e rimettersi in linea con gli standard europei. Sono poi previsti degli obiettivi generali: per esempio, i paesi che come l’Italia hanno un rapporto tra debito e Pil superiore al 90% dovranno ridurre il proprio debito pubblico di un punto percentuale all’anno.
Sono norme considerate sulla carta più morbide rispetto al passato ma quelle più rigide non sono mai state applicate, quindi non è chiaro se in futuro potrebbero danneggiare o avvantaggiare l’Italia. Nel dubbio, nessun partito ha voluto schierarsi a favore. Non ha aiutato il fatto che in Italia ormai da settimane è iniziata la campagna elettorale in vista delle europee: nessun partito ha voluto esporsi a eventuali attacchi politici dei propri avversari.
La Lega, a cui appartiene Giorgetti, si è astenua. In un comunicato stampa aveva spiegato che il nuovo Patto di stabilità, sebbene migliorato «rispetto alla proposta iniziale grazie al lavoro e all’impegno del ministro Giorgetti», rappresenta «un compromesso che purtroppo presenta ancora elementi critici». Anche gli altri partiti della maggioranza si sono astenuti: Fratelli d’Italia non fa parte della maggioranza che gestisce i lavori al Parlamento europeo, e la sua astensione è quindi più comprensibile. Forza Italia invece è stato uno dei pochi partiti nazionali che appartengono al Partito Popolare Europeo, il principale partito europeo di centrodestra, ad astenersi.
All’interno del Pd la decisione è stata sofferta. Peppe Provenzano, responsabile Esteri ed espressione dell’area più di sinistra del partito, aveva proposto di votare contro la riforma. L’area più moderata, rappresentata dal senatore Alessandro Alfieri (responsabile per le Riforme) e dall’europarlamentare Irene Tinagli, aveva detto di preferire votare a favore. Alla fine Schlein ha optato per il compromesso e chiesto ai propri europarlamentari di astenersi. Alla fine gli unici europarlamentari italiani a votare contro sono stati quelli del Movimento 5 Stelle, che da mesi si oppone alla versione definitiva della riforma con toni molto netti. «Chi vota sì a questo Patto di Stabilità tradisce l’Italia e i suoi cittadini», ha detto la capogruppo del M5S al Parlamento Europeo, Tiziana Beghin.