Nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile si è consumata l’annunciata e attesa rappresaglia dell’Iran contro Israele. Quasi 400 tra droni e missili sono stati lanciati contro Israele in un attacco che è proseguito per cinque ore. La maggior parte dei missili sono stati intercettati e abbattuti, anche prima che entrasse nello spazio aereo israeliano, sopra Iraq e Siria, dai sistemi di difesa di Tel Aviv supportati da quelli degli alleati, soprattutto Stati Uniti e Regno Unito. La domanda che circolava ancor prima dell’attacco è: cosa farà Israele? Ci sarà una escalation del conflitto? E gli Stati Uniti supporteranno Netanyahu?
Israele risponderà all’attacco che ha subito dall’Iran, ma l’entità della reazione deve ancora essere decisa. Il gabinetto di guerra israeliano convocato dal primo ministro Benjamin Netanyahu ha deciso di reagire, senza però specificare quando e dove avverrà la rappresaglia. La notizia arriva dall’emittente televisiva pubblica Kan.
«Siamo pronti, stiamo monitorando tutti i teatri nella regione e valutiamo ogni scenario, ma al momento non intendiamo estendere le nostre operazioni militari. Il nostro ruolo è salvaguardare gli israeliani», ha spiegato il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, che però poi ha aggiunto: «Rimaniamo in allerta, abbiamo approvato piani offensivi e difensivi, continueremo a proteggere lo Stato di Israele e costruire un futuro più stabile per la regione. Iran non è una minaccia solo per Israele ma per tutta la regione».
Il New York Times aveva rivelato che Netanyahu avrebbe annullato un attacco di ritorsione immediato dopo essere stato dissuaso dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Comunque, in caso di contrattacco, la Casa bianca non parteciperà. Diversi membri del gabinetto di guerra avevano chiesto a Netanyahu di rispondere subito. Ma la mancanza di gravi danni in Israele e il colloquio tra Biden e il premier israeliano hanno fatto sì che la rappresaglia non avesse luogo nell’immediato. Gli sviluppi di una potenziale nuova guerra dipenderanno da come Israele deciderà di reagire.
Un attacco del genere verso il territorio israeliano non ha precedenti recenti, ma era atteso da giorni ed era anche stato annunciato dal regime iraniano. L’Iran aveva infatti minacciato una ritorsione contro Israele per l’omicidio nell’ambasciata iraniana in Siria di Mohammad Reza Zahedi, un importante generale delle Guardie rivoluzionarie, oltre che per l’uccisione nella Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano di tre figli adulti di Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas, gruppo alleato dell’Iran.
Proprio per il fatto che l’attacco era atteso, Israele si stava preparando da giorni e l’esercito aveva aumentato al massimo il suo livello di allerta. La maggior parte dei droni e dei missili è stata lanciata direttamente dall’Iran, ma alcuni sono partiti anche da Iraq, Yemen, e Siria, con il sostegno di milizie filoiraniane.