Il secondo visual album di Beyoncé dopo Lemonade è davvero un’opera completa. Non è semplicemente l’accompagnamento al suo album The Lion King The Gift, è una sorta di musical, è un film in sé e per sé. Black Is King è una rivisitazione contemporanea globale della storia di The Lion King attraverso diversi Paesi e tre continenti: «La narrazione coinvolge numerosi settori artistici, video musicali, moda, danza, scenari naturali bellissimi e nuovi talenti. Tutto è iniziato nel giardino di casa mia, poi siamo andati a Johannesburg, in Ghana, a Londra, in Belgio, sul Gran Canyon. È stato un vero viaggio quello intrapreso per fare questo film e per fare in modo che ogni giovane ragazza o ragazzo nero trovi la propria corona», spiega la regina nera della black music.
Black is King, visibile sulla piattaforma streaming Disney+, esce ad un anno dal debutto cinematografico del fenomeno globale Disney, Il Re Leone e utilizza clip audio del film Disney per accompagnare le transizioni che modellano la storia e tutti i protagonisti del film, ricreati come personaggi della vita reale con più personalità: le iene sono una diabolica banda di motociclisti, e Mood 4 Eva descrive la vita con Timon e Pumba in una sontuosa dimora.
L’operazione arriva al pubblico due mesi dopo l’omicidio, da parte della polizia di Minneapolis, di George Floyd, fatto che ha dato vita alle proteste tuttora in corso negli Stati Uniti e che ha rivitalizzato il movimento Black Lives Matter. «La mia speranza per questo film è di far cambiare la percezione globale riguardo alla parola nero. Per me essa ha sempre significato ispirazione, amore, forza e bellezza», dichiara Beyoncé sulle colonne di Forbes. «Disney ha fatto quello che sa fare meglio: sollevare lo spirito, regalare una nota di ottimismo in un momento buio». Lo ha fatto cancellando il peccato originale attribuito agli afroamericani, quello degli inizi in catene. Il film di Beyoncé racconta che le origini dei neri, anche dei neri americani, appartengono a una terra libera e bellissima: l’Africa. «La storia è il nostro futuro», dice la cantante all’inizio del film: «Un giorno c’incontreremo di nuovo dove tutto è iniziato, ma saremo più forti».
Black Is King sottolinea la bellezza e la ricchezza del nero senza sembrare grottescamente retorico o troppo azzardato, raccontando una storia le cui radici affondano nelle origini africane dei neri, con il ritratto di una famiglia reale, rappresentata dalla stessa Beyoncé insieme alla figlia Blue Ivy, la madre Tina, il marito Jay-Z. Il film offre vari stili di produzione: a volte minimi, con Beyoncé che canta in ampi spazi aperti su canzoni come Bigger; altre sequenze sono rumorose e colorate, con immagini vibranti e ballerini ad alta energia su My Power.
Black Is King è una festa visiva, mostra diverse scene rilassanti che assorbono la straordinaria bellezza e la dualità di colori vivaci contro i toni marroni profondi. Su Already, vediamo ballerini danzare sotto la bandiera pan-africana rossa, nera e verde disegnata da Marcus Garvey, per celebrare l’unità nera di un tempo.
Beyoncé ha descritto questo progetto come un «lavoro d’amore». È stato co-diretto da Kwasi Fordjour, la direttrice creativa ghanese della sua società Parkwood Entertainment, con contributi aggiuntivi dai creativi di tutta l’Africa. Ogni canzone ha un aspetto nettamente diverso, ma segue perfettamente la storia. Niente sembra fuori posto e tutto sembra familiare. È impossibile vedere la storia emotiva svolgersi, accompagnata dalla poesia di Warsan Shire, dalla scrittura di Yrsa Daley-Ward e dalle calde immagini dell’Africa occidentale, senza sentirsi emotivamente coinvolti. In Nile (con Kendrick Lamar) Beyoncé guida una processione funebre attraverso un infinito paesaggio bianco mentre racconta: «Nessun vero re muore mai. I nostri antenati ci trattengono all’interno del nostro stesso corpo, guidandoci attraverso le nostre riflessioni».
Black Is King è una narrazione ispirata e guidata da creativi, tradizioni e suoni africani, che parla della diaspora nera e di coloro che sono ancora alla ricerca di un’identità. «Quello che ha voluto fare Beyoncé», spiega Emmanuel Adjei, uno dei registi del team creativo, «è cancellare una volta per tutte la rappresentazione che per anni Hollywood ha fatto di una larga fetta di popolazione americana: non più persone con qualcosa in meno, che si tratti di storia, diritti, cultura, ma un popolo con qualcosa in più».
Il film trae ispirazione in tutto il continente, dalla Namibia al Lagos. La colonna sonora è una lettera d’amore alla diaspora nera, per ricordare al popolo afroamericano che fa parte di qualcosa di più grande. Con apparizioni di Jay-Z, Kelly Rowland, Pharrell e Naomi Campbell, questo film costellato di stelle ha qualcosa per tutti. È avvincente in ogni senso e conduce in un viaggio commovente: non solo attraverso la storia del Re Leone, ma, soprattutto, in quella piccola parte delle culture e delle tradizioni che esistono all’interno delle comunità nere a livello globale.