In aereo vicini, in treno distanziati. C’è disomogeneità nelle regole applicate nel Paese per contrastare la pandemia da coronavirus. È singolare, infatti, che in aereo si possa stare gomito a gomito e sui treni dell’alta velocità si debbano usare solo il 50% dei posti disponibili. L’ultima ordinanza del ministro della salute Roberto Speranza firmata il 1° agosto prevede che in tutti i luoghi pubblici accessibili al pubblico si debbano indossare le mascherine e mantenere la distanza di sicurezza di un metro.
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Regola che non vale per gli aerei. Dal 15 giugno in aereo si viaggia senza distanziamento in base alle linee guida dettate dall’Easa, l’Agenzia europea per la sicurezza aerea. L’Italia in quella data si è allineata al resto del continente europeo. Il motivo principale che ha spinto gli esperti del Comitato tecnico scientifico ad autorizzare le compagnie aree a riempire gli aerei è che i sedili, sugli aerei, non consentono mai di viaggiare «faccia a faccia».
Per volare basta, dunque, indossare la mascherina e avere una temperatura corporea inferiore ai 37,5 gradi centigradi che sarà misurata dai termoscanner. Quindi superando le porte di uno scalo aereo bisogna indossare la mascherina, che dovrà essere cambiata ogni quattro ore. Unica eccezione i bambini di meno di 6 anni di età. In aeroporto bisogna mantenere la distanza di un metro (che diventa 1,5 o 1,8 metri in altri Paesi europei). Questa separazione però non c’è più una volta saliti a bordo dell’aeromobile, dove è consentito portare un piccolo bagaglio a mano. Questo, secondo quando spiegano gli esperti, grazie al sistema di circolazione dell’aria all’interno degli aerei, progettato per farla circolare al 50% dall’esterno e al 50% dall’interno, ma filtrata per 20-30 volte ogni ora. In pratica quello che si respira quando si è in quota cambia ogni 2-3 minuti, precisano gli esperti. E gli aerei che volano sullo Stivale, da Boeing ad Airbus ed Embraer, soddisfano queste indicazioni.