Il 22 ottobre 1978 segna una data storica per l’umanità intera. Inizia il lungo e fecondo ministero pastorale di Giovanni Paolo II, il papa slavo del “Totus Tuus”, con una ricca celebrazione eucaristica e una robusta omelia dalle profonde e solide radici teologiche-pastorali, ma soprattutto antropologiche. E ciò che caratterizzerà tutto il suo pontificato: mettere l’uomo al centro della storia, della modernità, del terzo millennio che si affacciava all’orizzonte.
San Giovanni Paolo II è anche l’uomo della bellezza. Di lui, tutto parla di bellezza: i suoi gesti, i suoi sorrisi, le sue espressioni. Un Papa che ha amato l’uomo perché riflesso della bellezza di Dio: «Il Dio che è “Bellezza” si riflette nelle sue creature» (Viaggio pastorale in Spagna, 4.11.1982). Da grande studioso di San Giovanni della Croce cosi ebbe a dire in un’omelia: «Tutta la creazione, dice San Giovanni della Croce, è come bagnata dalla luce dell’Incarnazione e della Resurrezione: “In questo innalzamento della Incarnazione del suo Figlio e della gloria della sua Resurrezione secondo la carne non soltanto il Padre ha abbellito in parte le creature, ma possiamo dire che le ha completamente vestite di bellezza e dignità» (S. Giovanni della Croce, Cantico spirituale, 39, 5.4).
Papa Giovanni Paolo II ha viaggiato più di tutti i suoi predecessori messi insieme alla scoperta della bellezza del creato e degli uomini. Alla fine del suo pontificato ne avrebbe contati ben 104 di viaggi apostolici, in ogni angolo del mondo. Comprendendo fin da subito che senza bellezza il turismo sarebbe stato lettera morta. Se ne può trovare traccia nelle espressioni che il Papa ha usato durante la sua visita a Messina del giugno del 1987 per la Canonizzazione di Santa Eustochia Smeralda Calafato: «Giungendo a Messina, sono rimasto particolarmente colpito dallo stupendo scenario nel quale è incastonata la città, distesa tra le falde dei monti Peloritani, degradanti verso la costa, e lambita dal mare, che rinvia al ricordo di miti suggestivi e di antiche leggende, tanto vivi nelle credenze del mondo classico e diventati in seguito patrimonio del linguaggio e della letteratura mondiale». Ma Messina è anche il simbolo della ricostruzione: «La scelta della vita, che ha continuato ad essere amata, accolta e diffusa, nonostante ogni vicenda di morte; l’operosità e l’industriosità, con cui si è saputo reagire a pesanti eredità, affinché la civile convivenza non solo riprendesse il suo corso secondo ritmi cari agli effetti ed alle consuetudini locali, ma fosse anche più tutelata con una preveggente messa in opera di accorgimenti protettivi; la tenacia nella ricostruzione di insigni monumenti, si pensi alla maestosa Basilica Cattedrale, simboli preziosi da trasmettere alle generazioni future» (Omelia Canonizzazione Santa Eustochia, 11 giugno 1987).
E parlando ai partecipanti al congresso mondiale sulla pastorale del turismo detta le prime linee di indirizzo del suo pensiero sulle politiche turistiche territoriali: «Permettetemi di lasciarvi alcuni suggerimenti personali. L’estensione del fenomeno della mobilità umana, e più precisamente del turismo, è un fatto. Invece di soccombere ad impressioni di disagio e di impotenza, poiché voi sentite meglio degli altri quanta umanità viaggiatrice oggi ha la tendenza a fuggire alla rete e all’influenza delle istituzioni tradizionali, civili e religiose, rimanete in piedi, perspicaci, attivi ed inventivi! Voi siete la Chiesa! La Chiesa che deve approfondire incessantemente la realtà crescente e continuamente mutevole del turismo. Con simpatia e lucidità, bisogna andare più avanti nella conoscenza degli aspetti economici, politici, sociologici, psico-sociologici del turismo attuale, se volete partecipare in modo razionale e competente alla promozione dei veri valori del turismo, e accreditare a poco a poco nell’opinione pubblica un’etica del turismo. Poiché il turismo è fatto per l’uomo e non l’uomo per il turismo. Il vostro compito esige tanto tatto quanto coraggio e perseveranza». (Vaticano, 10 novembre 1979).
Come non condividere questo chiaro e limpido pensiero di Giovanni Paolo II sul turismo? Sulla scia degli insegnamenti del concilio vaticano II e del pensiero culturale di Paolo VI sul turismo, Giovanni Paolo II, tra i diversi messaggi inviati per la giornata mondiale del turismo, risalta tra questi, la pienezza della bellezza del “creatore con il creato”, dell’uomo e della natura ed utilizza il termine “ecoturismo,” che in questi ultimi anni si sta riscoprendo nel valore della “prossimità” e delle politiche di rigenerazione urbana legata alla mobilità dolce, lenta, sostenibile. «Si va affermando una nuova sensibilità, comunemente conosciuta col nome di “ecoturismo” – dice Papa Giovanni Paolo II nel messaggio per la giornata mondiale del turismo 2002 – Nei suoi presupposti essa è certamente buona. Si dovrà tuttavia vigilare perché non si snaturi e non diventi un veicolo di sfruttamento e di discriminazione. Infatti, qualora si promuovesse la tutela dell’ambiente come fine a sè stante, si correrebbe il rischio di vedere nascere forme moderne di colonialismo, che danneggerebbero i tradizionali diritti delle comunità residenti in un determinato territorio. Verrebbero ostacolati la sopravvivenza e lo sviluppo delle culture locali e sarebbero sottratte risorse economiche all’autorità dei governi locali, primi responsabili degli ecosistemi e delle ricche biodiversità presenti nei rispettivi territori». Il Papa richiama al concetto di evitare tutte le forme di turismo di “consumo del territorio” ed invita ad avere rispetto dell’ambiente, cura del decoro urbano, della sostenibilità territoriale e del benessere della comunità dei residenti.
L’anno precedente il Papa aveva denunciato «il turismo di massa, che, ha generato una forma di sotto-cultura che avvilisce sia il turista, sia la comunità che l’accoglie: si tende a strumentalizzare a fini commerciali le vestigia di ‘civiltà primitive’ e i ‘riti di iniziazione ancora viventi’ in alcune società tradizionali. Per le comunità di accoglienza, molte volte il turismo diventa un’opportunità per vendere prodotti cosiddetti ‘esotici’. Sorgono così centri di vacanze sofisticati, lontani da un contatto reale con la cultura del Paese ospitante o caratterizzati da un ‘esotismo superficiale’ ad uso dei curiosi, assetati di nuove sensazioni» (Messaggio per la giornata mondiale del turismo 2001).
La bellezza e la “persona” sono il cuore del turismo. È ciò che traspare negli innumerevoli scritti, discorsi, messaggi, encicliche, omelie del Pontefice. Riprese anche da Papa Francesco nelle’enciclica “Laudato sì” sulla bellezza del creato dove «tutto è connesso» (turismo naturalistico) e il dialogo tra popoli indicata in «fratelli tutti» costruisce la cultura e la fratellanza universale tra gli uomini.