È importante rimetterci all’ascolto di maestri e di testimoni che sappiano comprendere le turbolenze di un tempo malato di “presentismo”, in cui anche noi operatori turistici potremmo rimanere insabbiati se non riacquistiamo la capacità di dialogare con le Comunità locali e di guardare al futuro dei nostri territori. Perché Paolo VI ed il turismo? Perché nei discorsi di Paolo VI dedicati al turismo, traspare tutto l’amore e la passione per la Persona contribuendo sul terreno metodologico a rinnovare un linguaggio “tecnico” utilizzato oggi, in gran parte, da tutti gli operatori turistici. È giunto il tempo di incominciare a riabilitare ed immaginare una possibile raccolta completa degli scritti e discorsi del pontefice. E mi auguro possa essere svolta da altri, la prima di una lunga serie di pubblicazioni.
SVILUPPO DEL TURISMO. Un periodo di tempo del pontificato di Paolo VI, 1963- 1969, ci aiuta a comprendere come il turismo entra nel cuore del mondo cattolico, degli apparati pubblici italiani e della Chiesa sostenendo il cammino di tanti studiosi ed operatori del settore turistico. Ai partecipanti alla Conferenza delle Nazioni Unite sul turismo (31.8.1963) Paolo VI, cosi si esprime: «E quanto vogliamo anche che lo sviluppo del turismo non si limiti ai risultati nei settori dell’economia e dell’organizzazione, ma che, secondo i vostri desideri, produca effetti anche a un livello superiore, nei settori educativi, culturali, morali, sociali e internazionali. E permettete che su questo argomento di ricordarvi le parole del nostro venerato Predecessore, Papa Pio XII, di felice memoria». Tra i benefici del turismo, bisogna contare, ha detto: «La raffinatezza dei sensi, l’ampliamento dello spirito, l’arricchimento dell’esperienza». Ed ai partecipanti al III simposio turistico (6.6.1964) rafforzano il suo pensiero sostenendo: «É bello che, quando, come ai giorni nostri, questo fenomeno (il turismo) di smisurata ampiezza è giunto alla piena maturità di impostazione e di sviluppo; quando esso trova espressione in innumerevoli organismi, che lo configurano, e gli prestano molteplici sussidi tecnici di impareggiabile precisione, praticità, e riuscita; quando, come oggi, il Turismo ha assunto una sua universale e caratteristica fisionomia, esso venga considerato dai cattolici nella sua possibilità educativa, degna in tutto della persona umana, che, anche qui, ne è il soggetto augusto e centrale, e deve trovare in esso la sua nobilitazione e il suo perfezionamento fisico e spirituale».
PROMOZIONE TURISTICA. Richiami a favorire processi condivisi individuati in sistema di rete che mettono insieme lo studio, il coordinamento e la promozione turistica dei territori, li troviamo per esempio nel discorso ai rappresentanti del turismo alberghiero (7.03.1964). Paolo VI rimarca fortemente il valore umano, sociale ed economico nel «contributo che date – di ordine, di distinzione di serenità e di agio – allo sviluppo dei dati positivi del turismo, di questa moderna forma organizzata dell’antica aspirazione dell’anima umana a viaggiare, a esplorare il vasto mondo, a conoscere volti e paesi nuovi. La vostra organizzazione è un elemento di prim’ordine, perché questo quadro armonioso e ottimistico sia una realtà sempre consolante, sempre efficace, sempre positiva. Non tralasciate sforzo alcuno perché il turismo, nelle sue varie forme, sia confacente alla dignità dell’uomo, e cooperi a nobilitarla con le sue parentesi di serenità, di ristoro e di sano equilibrio».
TURISMO RELIGIOSO. Paolo VI non manca di raccomandare alle Guide Turistiche (udienza del 22.01.1969), dopo averli messi in guardia dalle disfunzione che può causare il turismo di massa, la preparazione solida, la competenza specifica, l’etica nella professionalità e soprattutto uno sguardo attento al grande fenomeno del turismo religioso che già da allora avrebbe incrementato i flussi turistici nel territorio italiano: «Vi è un aspetto nel turismo che Ci interessa direttamente; ed è l’aspetto religioso, che esso assume, in varie forme e in grandi proporzioni. Lo scopo religioso è stato sempre un grande incentivo a viaggiare, anche in tempi nei quali il viaggio rappresentava difficoltà enormi e rischi assai pericolosi. Chi fa la storia del turismo dovrebbe registrare che i viaggi a scopo religioso sono stati, anche in età ed in luoghi assai poco propizi al transito di persone da luogo a luogo, i più numerosi, i più frequenti, i più avventurosi, i più fecondi di risultati culturali e sociali. Basta ricordare le mete classiche dei viaggi medievali, come quelli ai Luoghi Santi, al Santuario di San Giacomo di Compostela, e quello alle tombe romane degli Apostoli Pietro e Paolo, per rendersi conto del turismo religioso lungo la storia; vi sono Santi, come Santa Brigida, che hanno fatto viaggi instancabili e penosissimi, e sempre mossi da finalità spirituali solo conseguibili mediante la visita a dati santuari e date località qualificate da memorie religiose particolari». Ancora: «Ed ecco allora una serie di problemi che Ci riguardano in modo speciale. Uno di questi problemi è quello vostro, quello delle guide locali ai Pellegrini: l’ufficio di queste guide è, in un certo senso, decisivo per il buon risultato del Pellegrinaggio, che deve essere aiutato a visitare, a osservare, a ritrarre dai posti visitati le impressioni caratteristiche e migliori. Di qui la vostra funzione, cari Signori, che può venire in aiuto alla Nostra: quella di bene assistere il Pellegrino, con cortesia, con intelligenza, con indicazione selettiva di ciò che merita d’essere veduto e rilevato. E di qui allora la Nostra raccomandazione e il Nostro voto: che il vostro servizio turistico di guide sia collimante con le esigenze spirituali del Pellegrinaggio, sia per la conoscenza dei luoghi e della loro storia, del loro significato religioso, sia per il modo, non venale, non superficiale, non volgare, ma fine, discreto, riverente, con cui l’arte vostra deve essere esercitata».
ACCOGLIENZA TURISTICA. Nel discorso agli operatori turistici romani esalta il compito dell’accoglienza e dell’orientamento ai visitatori, turisti e forestieri, rivolgendosi cosi ai partecipanti del primo Congresso diocesano sulla pastorale del turismo a Roma (12.06.1969): «Ci compiacciamo con l’ente provinciale del turismo, che sa mettere opportunamente in luce questo valore della visita e del soggiorno a Roma, con le sue indovinate pubblicazioni: e facciamo voti che una intesa sempre più stretta si operi tra gli organi responsabili della diocesi e i competenti uffici civili, affinché tale carattere sia sempre più salvaguardato, con opportune iniziative, concertate di comune impegno: ad esempio, l’agevolazione dei pellegrini nelle visite alle Basiliche e alle chiese, favorendone in tutto i desideri riguardo agli orari o all’illustrazione dei monumenti sacri; la formazione di guide qualificate adatte, preparate, sensibili ai problemi e agli aspetti della storia e della vita religiosa di Roma; il culto alle memorie archeologiche e agiografiche dell’Urbe; l’incremento di manifestazioni artistiche e musicali di carattere sacro; e tutte quelle provvidenze, che mirino a preservare il visitatore di Roma da ogni incontro lesivo della sua legittima sensibilità morale e spirituale, e disdicevole alla dignità storica e alla riconosciuta sacertà della Città eterna».
COLLABORAZIONE CON GLI ENTI STATALI. Nel mese di marzo del 1969 esce il “direttorio generale della pastorale del turismo” che fornisce i primi orientamenti metodologici in modo stabile e strutturale (Paolo VI si esprime: “valida e duratura”) per una proposta di collaborazione tra tutti gli operatori territoriali della governance del turismo, frutto del lavoro svolto dall’ufficio della pastorale del turismo istituita presso la Congregazione pontificia per il clero nel 1966. Da allora in poi un crescendo di attività, iniziative, lettere, istituzioni di nuovi uffici che hanno segnato le linee programmatiche e la collaborazione con gli enti statali, sulle politiche turistiche locali, sino ad arrivare ai nostri giorni, con un modello di felice intuizione quale quella dei “parchi ecclesiali culturali”. Si racconta che durante i lavori del Concilio Vaticano II, nel 1964, un Padre Conciliare quando parlò dell’importanza del fenomeno turistico, destò meraviglia in tutti i presenti per la novità dell’argomento, introducendo per la prima volta nella più grande assemblea della storia ecclesiale di allora il termine turismo (cfr. la civiltà cattolica, 4.07.1987).
L’IMPORTANZA DI PAOLO VI. Nei discorsi sul concetto di turismo, di viaggio, di turismo religioso, Paolo VI si esprime in modo compiuto rivolgendosi agli operatori del settore del servizio di accoglienza, agli albergatori, alle guide turistiche, agli studiosi e cultori delle discipline turistiche. In buona sostanza a tutta la filiera turistica. Ha fornito, altresì, e continua a fornire ancora oggi, attraverso la riscoperta dei suoi scritti, punti di orientamento, ripeto, per la “valida e duratura” progettazione, programmazione e pianificazione nei processi di governance territoriale. Chi lo avrebbe mai detto? Auspichiamo che la vigorosa figura di Paolo VI, che ancora oggi attrae, fa discutere e riflettere possa velocemente essere annoverata ufficialmente tra i Santi della Chiesa Universale.