Non si conosce ancora quale sarà il nome del prossimo inquilino della Casa Bianca. Se a inizio scrutinio sembrava fosse arrivata l’onda blu, adesso è una battaglia all’ultimo voto tra l’attuale presidente, Donald Trump, e il candidato democratico Joe Biden. Il vantaggio iniziale per Biden si è arrestato davanti alla rimonta di Trump in Florida, Texas e Georgia. Fino a conquistare l’Ohio, uno degli Stati chiave che dalla guerra civile ha azzeccato 33 su 37 presidenti americani. Ora per il candidato democratico, che conquista Virginia e Arizona, tutta l’attenzione è concentrata sul Midwest.
Secondo i sondaggi, ci sono pochi dubbi sul fatto che Joe Biden prenderà più voti, in senso assoluto, di Donald Trump. Ma visto il funzionamento del sistema elettorale americano, questo potrebbe non bastare però a Biden per diventare presidente: decisivo sarà l’andamento in alcuni stati-chiave.
Biden clinches a major battleground state, Fox News projectshttps://t.co/jc9GzdILdt pic.twitter.com/9JuDBxZCWX
— Fox News (@FoxNews) November 4, 2020
Michigan, Wisconsin e Pennsylvania, che quattro anni fa scelsero il presidente voltando le spalle a Hillary Clinton, non saranno in grado di comunicare il vincitore entro la fine della giornata. Si tratta di tre swing states, i cosiddetti Stati in bilico che finora hanno sempre pasato moltissimo sull’esito delle elezioni presidenziali. Ma la conquista di due di questi tre stati potrebbe assicurare a Biden la vittoria. La partita è ancora aperta: la Pennsylvania, dove però è in vantaggio Trump, comunica che gli scrutini non finiranno prima di venerdì. Lo riferisce il Guardian. Il motivo è legato al voto per corrispondenza, che richiede tempi più lunghi per lo scrutinio.
La sfida tra i due candidati segna già il primo record, con un’affluenza alle urne del 67%, la più alta da oltre un secolo negli Stati Uniti (nel 2016 era stata del 55,8%). Un dato che tradizionalmente segna un vantaggio per i democratici. Secondo lo Us Electoral Project dell’Università della Florida, oltre 102 milioni di americani hanno votato già prima dell’Election Day, di cui oltre 65 milioni per posta. Un numero esorbitante, pari al 75% del totale dei voti validi del 2016. E sarà proprio il volume inedito delle schede inviate durante l’early voting ad allungare i tempi dello scrutinio. A complicare la notte elettorale anche il timore tensioni da Chicago a Portland, dove negozi e mall hanno sbarrato vetrine ed entrate nel timore di saccheggi e violenze.