Il coprifuoco nazionale sarà dalle ore 22, secondo la bozza del Dpcm che il governo si appresta a varare. Una soluzione avanzata dal premier Giuseppe Conte. Com’è noto, il Partito democratico avrebbe preferito un limite più rigido, ipotizzando prima il coprifuoco alle 18, poi alle 20, infine accettando un’eventuale mediazione alle 21. Sul punto, però, Conte si è mostrato inflessibile, convinto della necessità di non stringere troppo l’orario serale entro il quale è necessario restare nelle proprie abitazioni, fatte ovviamente salve le ragioni di lavoro, necessità e salute. Nella bozza, inoltre, si indicano fra le altre misure nazionali la didattica a distanza al 100 per cento per le superiori, la chiusura di musei e corner scommesse, la sospensione di mostre e convegni in presenza.
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Sono sospesi i concorsi pubblici e e privati «a esclusione dei casi in cui la valutazione dei candidati sia effettuata esclusivamente su basi curriculari» e cambiano le regole sui trasporti pubblici, il cui riempimento dovrà essere al 50% e non più all’80 «con esclusione del trasporto scolastico dedicato». Da sciogliere, invece, il nodo dei movimenti interregionali, visto che Conte preferirebbe un meccanismo che prevede la possibilità di movimenti soltanto tra regioni con lo stesso livello di rischio, mentre i governatori preferirebbero un sistema che limiti tutti i movimenti interregionali.
Viene introdotto anche un meccanismo “automatico” che fa scattare il lockdown nelle Regioni con il livello di rischio più alto. l decreto affida al ministro della Salute, Roberto Speranza, la responsabilità di stabilire “ulteriori misure di contenimento del contagio” nelle aree dove il contagio è più alto e le strutture sanitarie sono in sofferenza, sulla base di un documento condiviso con la Conferenza delle Regioni. Si intitola “Prevenzione e risposta Covid-19, evoluzione della strategia per il periodo autunno inverno” e prevede quattro scenari.
Nelle Regioni che si collocano in uno scenario di tipo 3 e con livello di rischio alto, per almeno due settimane è vietato ogni spostamento in entrata e in uscita tranne che per lavoro, necessità , salute e scuola in presenza (se consentita). È vietato andare in un comune diverso da quello di residenza, tranne che per necessità. Sono chiusi bar, ristoranti, pub, gelaterie pasticcerie. Ma c’è un livello ulteriore al quale corrispondono misure ancora più severe e riguarda le aree del Paese «caratterizzate da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto». È lo scenario 4 del documento a far scattare le nuove regole. E dunque: vietato ogni spostamento in entrata e in uscita dalla Regione e anche all’interno del territorio stesso (sempre salvo necessità e urgenza). Chiusi i negozi al dettaglio, tranne alimentari, farmacie, edicole. Chiusi i mercati di generi non alimentari. Sospesi anche bar e ristoranti. Fondamentale il ruolo del ministro della Salute, Roberto Speranza, che potrà adottare ordinanze d’intesa con il presidente della Regione per prevedere «l’esenzione dell’applicazione di una o più misure restrittive».
«Il tentativo è quello di non paralizzare il Paese. Non sarà un lockdown rigido, sarà simile al modello tedesco, un lockdown light», ha spiegato anche la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa. Si procederà per per aree che diventeranno rosse, arancioni e verdi in base alla gravità delle situazione. Le Regioni che sarebbero a rischio lockdown sono Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Calabria.