A Berlino sanno che la situazione è grave, che nel giro di sette giorni si è passati dalle circa 125 infezioni ogni 100mila abitanti alle attuali 140 e che il tasso di contagio si aggira intorno a 0,9. A dispetto del lockdown soft in vigore dai primi di novembre, «il numero dei casi e anche quello dei morti sono destinati a salire, dice il direttore del Robert Koch Institut Lothar Wieler, che mette in guardia dalla concreta possibilità che in certe aree il virus si diffonda in modo incontrollato. Ma la Germania, uscita a testa alta dalla prima ondata della pandemia, continua ad avere un modello efficace contro il Covid-19.
Una felice combinazione di test di massa, forte attrezzatura ospedaliera e flessibilità della governance grazie al federalismo aveva consentito a fine maggio di limitare i danni della pandemia a 180 mila casi e poco più di 8.500 decessi. Un sistema che si sta rivelando efficace anche nella seconda ondata. La cancelliera Angela Merkel, anche quando pensava che il peggio fosse alle spalle, non ha mai abbassato la guardia. «La situazione è seria», non si stanca di ripetere la cancelliera Angela Merkel. Il dato più interessante, che fa della Germania un caso a parte, è quello dei decessi: stando almeno alle cifre ufficiali, nella Repubblica Federale di Covid-19 si muore di meno che altrove.
Sin dall’inizio della pandemia il sistema di tracciamento è stato decisivo: i tamponi, che a marzo venivano effettuati a 160 mila la settimana, a maggio erano saliti a 400 mila. Questo rendeva possibile individuare i contagiati in una fase della malattia ancora non avanzata e curarli per tempo. Questa capacità di fare test è diventata impressionante dopo l’estate: ai primi di ottobre i tamponi erano oltre un milione la settimana, oggi 1,6 milioni.
Il secondo pilastro è il sistema ospedaliero. In Germania ci sono 1.925 ospedali, non sempre efficienti a causa di un sistema semipubblico basato su centinaia di casse mutue in concorrenza fra di loro. Ma con i suoi circa 500 mila posti letto, è una rete capillare che nell’emergenza ha fatto la differenza. I posti di terapia intensiva, che all’inizio della pandemia erano 28 mila, ora sono circa 40 mila di cui 30 mila con respiratore. Attualmente nei sedici Länder ci sono 3.300 mila ammalati di Covid-19 in terapia intensiva, e di loro più di 1.800 hanno bisogno di un supporto respiratorio. Tenendo conto di quelli occupati da persone con altre patologie, i letti di terapia intensiva liberi per eventuali nuovi casi di Covid sono quasi 6.700. C’è tuttavia una carenza di personale, soprattutto in alcuni Länder, come ad esempio Berlino, dove molti ospedali sono stati costretti a rinviare operazioni meno urgenti e richiamare personale da poco andato in pensione.
Fondamentali, infine, i quasi 380 Gesundheitsämter, equivalente delle nostre Asl (che però sono appena un centinaio). Sono serviti a raccogliere i dati e soprattutto a tracciare i contagi: a maggio ci lavoravano 17 mila persone, in agosto 22.900. Un discreto successo ha avuto anche la Corona-Warn-App, l’applicazione del governo che è stata scaricata finora da quasi 23 milioni di tedeschi, pari al 28% della popolazione.
Infine il governo federale ha accompagnato il nuovo lockdown soft, che è molto simile a quello che c’è ora in Italia voluto dal governo Conte, con un pacchetto di ammortizzatori di altri 10 miliardi di euro, che potrebbero arrivare a 15 e andranno alle aziende colpite dalle chiusure. Quelle con meno di 50 dipendenti riceveranno in novembre il 75% dei loro incassi nello stesso mese del 2019. Inoltre, artisti e lavoratori autonomi dello spettacolo avranno accesso a prestiti di emergenza quasi senza interesse. È stata anche prolungata fino a gennaio l’indennità di disoccupazione, che viene erogata per pagare le ore non lavorate a causa delle chiusure o dei tagli di produzione e che compensa fino all’80% del salario di ogni dipendente. Gli ammortizzatori economici sono un fattore decisivo dell’accettazione delle misure restrittive da parte della società tedesca, dove le manifestazioni negazioniste rimangono marginali.