È inevitabile, molti bambini come tutti gli anni andranno incontro a raffreddamenti frequenti se non addirittura all’influenza. Questi piccoli malanni sono la normalità, niente di preoccupante. Ma quest’anno sarà diverso e i genitori di tutto il mondo si chiederanno: «Mio figlio ha il Covid, l’influenza oppure è un semplice raffreddore?». Non è facile rispondere. Ma distinguere, in un bambino, un’influenza dal Covid-19 si può, perché tra le due malattie ci sono sottili differenze che non sfuggono ai medici. Le ha messe in evidenza per Pickline il dott. Giuseppe Felice, pediatra e allergologo di Milano, membro della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (Siaip).
Come si fa a capire se è Covid o influenza?
«Innanzitutto è difficile che in un’infezione da Covid il sintomo sia unico (tipo naso che cola o naso ostruito), infatti molto spesso coesistono i sintomi quali un innalzamento della temperatura corporea (maggiore o uguale a 37,5), associata a rinite con ostruzione nasale, sintomi gastrointestinali concomitanti (diarrea, nausea o vomito), congiuntivite, affaticamento, dolori muscolari, cefalea. Se dovesse comparire anche la perdita dell’olfatto e/o del gusto, allora siamo senza dubbio davanti all’infezione da Covid».
È vero che i bambini si ammalano meno di Covid?
«I pochi dati in nostro possesso evidenziano che i bambini potrebbero avere meno probabilità di contrarre il virus e, in caso di infezione, la richiesta di ospedalizzazione è minore rispetto all’età adulta.Nonostante ciò, nella loro cavità nasale e faringea si deposita una carica virale molto elevata, uguale o superiore a quella degli adulti, cosicché possono diffonderla all’interno della propria famiglia o della comunità scolastica. Non dimentichiamoci poi che circa la metà dei pazienti pediatrici affetti da Covid sono asintomatici e pertanto costituiscono una fonte di contagio che sfugge al controllo».
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Come si arriva a una diagnosi certa?
«Per fare diagnosi di certezza è necessario eseguire il tampone naso-faringeo oppure oro-faringeo. È un test che risulta solo fastidioso ma non di certo doloroso per il bambino ed è dirimente, cioè fondamentale per la diagnosi. Quindi se il pediatra ne ravvisa la necessità questo deve essere eseguito con la massima tranquillità da parte dei genitori. Il test antigenico rileva la presenza del virus attraverso le sue proteine (antigeni), mentre quello molecolare identifica la presenza del virus attraverso il suo acido nucleico. I test antigenici contengono come substrato anticorpi specifici in grado di legarsi agli antigeni virali di Sars-CoV-2 e quindi il risultato della reazione antigene-anticorpo può essere direttamente visibile a occhio nudo. È opportuno ricordare che i test antigenici sono di tipo qualitativo(si/no) e intercettano specifiche porzioni proteiche della proteina S (Spike) o N (Nucleocapside) presenti sulla superficie virale di Sars-CoV-2».
Tra test antigenico e molecolare quale dei due ha la sensibilità maggiore?
«I test molecolari sembrano avere una maggiore sensibilità prima della comparsa dei sintomi, mentre durante la fase iniziale e successiva dell’infezione la sensibilità è sovrapponibile. Come afferma il prof. Guido Castelli Gattinara, pediatra Infettivologo all’Ospedale Bambin Gesù di Roma, il test molecolare ci dice se un soggetto è infettante, cioè se ha una carica virale o meno, mentre il test antigenico ci consente di fare lo screening per sapere se i bambini hanno acquisito il virus e a loro volta se sono in grado di trasmetterlo».
Come si effettua il test?
«Viene inserito un bastoncino, una sorta di cotton- fioc, nel naso (tampone nasale) o in orofaringe (tampone orofaringeo) che giunge fino alla parete posteriore del faringe. Con delicatezza viene fatto ruotare su se stesso per raccogliere maggior DNA possibile, in caso di tampone nasale si ripete la medesima operazione nella narice contro-laterale. Al bambino è bene spiegare che il medico avrà dei vestiti di protezione che lo aiutano a proteggere te e lui dal virus: indosserà un camice, una mascherina e uno schermo speciale».
Che risultato può dare?
«Se il test è negativo non c’è infezione in corso da virus Sars-CoV-2 . Se invece è positivo è stata rilevata la presenza di antigene virale, anche a bassa carica. Ciò significa, come evidenziano i produttori di tali kit, che un risultato negativo del test non esclude la possibilità di un’infezione da Sars-CoV-2 così come la negatività del campione, di fronte ad una diagnosi clinica fortemente suggestiva di Covid-19, dovrebbe essere confermata mediante test molecolare».
Quanto è importante il ruolo del pediatra nella diagnosi da Covid?
«La sinergia dei genitori e pediatra è fondamentale per poter chiarire se i sintomi lamentati dal bambino siano ascrivibili all’influenza o se siano suggestivi di un’infezione da covid-19. Allo stesso tempo le direttive fornite dal pediatra ai genitori, nel caso di positività del tampone, devono essere seguite con la massima fiducia al fine di limitare la diffusione del contagio e limitare i sintomi all’interno del contesto familiare o di comunità. Solo la scrupolosa osservazione delle norme di isolamento del soggetto infetto e di quarantena dei contatti stretti permetterà di contenere la circolazione del coronavirus».