Mario Draghi ha ricevuto dal presidente della Repubblica Mattarella l’incarico formale per la formazione del nuovo governo. Ma ora bisogna vedere se avrà i numeri per la fiducia in Parlamento. Il dibattito è aperto e gli occhi sono puntati soprattutto sul Movimento 5 Stelle, che continua a detenere il “pacchetto di maggioranza” di entrambe le Camere. Se i pentastellati si sfilassero, non è detto che l’apporto di Forza Italia e dei centristi possa essere sufficiente.
Prima con lo schieramento anti-Renzi che si è opposto a un possibile ritorno del leader di Italia Viva nella maggioranza dopo le dimissioni di Conte. Ora su Mario Draghi, i gruppi pentastellati rischiano di spaccarsi. La paura è che il M5s sull’appello del presidente della Repubblica si divida in due fazioni: da una parte chi «terrà la linea dura del voto contrario all’establishment», dall’altra chi dice di «scegliere la via della responsabilità». Fonti interne hanno fatto sapere che ci si aspetta un 30% di parlamentari che potrebbe non seguire la strada del no a Draghi, ma qualsiasi previsione in termini di numeri è ancora prematura.
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Crimi aveva messo le mani avanti già ieri sera, dopo l’annuncio della convocazione di Draghi da parte del Quirinale: «Durante le consultazioni avevamo annunciato che l’unico governo possibile sarebbe stato un governo politico. Pertanto non voteremo per la nascita di un governo tecnico presieduto da Mario Draghi». Oggi il concetto è stato ribadito ma la scelta è stata quella di non indugiare sul nome del presidente incaricato. Il capo politico, quindi, chiude ufficialmente a un eventuale governo presieduto dall’ex numero uno della Bce, ma non esclude un voto su Rousseau. «Quella del voto su Rousseau è una ipotesi da non trascurare – ha detto Crimi ai gruppi cinquestelle – Ovviamente dico ipotesi perchè dobbiamo aspettare che prima ci sia un contenuto reale da sottoporre, votare su una persona soltanto mi sembra riduttivo»
Luigi Di Maio che proprio quest’estate incontrò Draghi e disse: «Mi ha fatto una buona impressione», non ha nulla contro Draghi ma l’unica via è rimanere «compatti su un governo politico». «Credo che il punto non sia attaccare o meno Draghi, Mario Draghi è un economista di fama internazionale che ha legittimamente e correttamente risposto a un appello del Capo dello Stato. Io credo che il punto qui sia un altro e prescinde dalla figura di Mario Draghi. Il punto qui è che la strada da intraprendere a mio avvisto è un’altra. E, come ho detto, è quella di un governo politico. Il nostro dovere è andare e ascoltare, ma non torniamo indietro. Molti scommettono su una nostra scissione. Noi dobbiamo reagire con forza e sangue freddo. Chiedo unità a tutti, compattezza a tutto il Movimento. Nessuno pensi di dividerci».
Sulla necessità di sedersi a un tavolo per valutare ha insistito invece il ministro uscente per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà: «Attenzione a non bruciare la futura alleanza con Pd e Leu. Mi auguro che con Draghi possa esserci un governo politico e se rimaniamo fuori non possiamo contribuire al Piano nazionale di ripresa e resilienza, al piano vaccini ecc. Vediamo le carte e poi ne discutiamo».
Tanti i no a Draghi già arrivati, anche da esponenti di spicco come lo stesso Crimi, Riccardo Fraccaro, Paola Taverna e l’ex deputato Alessandro Di Battista. «Ribadiamo che non voteremo un governo tecnico guidato da Mario Draghi. A questo punto, riteniamo che l’unica strada giusta sia quella delle elezioni anticipate. I cittadini devono poter scegliere chi dovrà risollevare le sorti di questo nostro Paese. Noi siamo pronti», ha scritto su Facebook Paola Taverna. A favore di un governo politico anche il ministro per lo Sviluppo Economico uscente, Stefano Patuanelli: «Noi siamo una Repubblica parlamentare, dobbiamo continuare a fare politica per il bene del Paese e per questo ci serve un governo politico. Mattarella è stato molto chiaro, lo spettro delle elezioni è reale. Quindi calma e sangue freddo, senza di noi non può esserci un governo perché siamo il gruppo più numeroso in Parlamento e noi riteniamo serva un governo politico».
Il MoVimento 5 Stelle è stato al Governo di questo paese in un momento difficilissimo e ha espresso come guida il…
Pubblicato da Paola Taverna su Mercoledì 3 febbraio 2021
Restare compatti e leali a Conte sarebbe la posizione anche di Beppe Grillo, espressa ad alcuni big del M5s che lo hanno sentito in queste ore. Il garante del Movimento, viene spiegato, avrebbe approvato la linea indicata dal capo politico Vito Crimi, ovvero nessun sostegno a un governo tecnico presieduto da Draghi. Contrario a Draghi anche Di Battista. «Quel che penso è che il governo Draghi lo debbano votare, semmai i rappresentanti dell’establishment. Lo voti la Meloni che ha già detto sì, in passato, a governi tecnici e a leggi Fornero. Lo voti mezzo Pd che ha lavorato incessantemente per buttare giù Conte. Lo voti Salvini, ennesimo pezzo di arredamento del “sistema” mascherato. Lo voti Renzi, mero esecutore di ordini altrui. Lo voti FI».
Per il deputato Giorgio Trizzino, invece, «sarebbe da irresponsabili sottrarsi all’appello alla responsabilità che è stato rivolto dal capo dello Stato a tutte le forze politiche». Pro Draghi si schiera anche deputato Sergio Battelli: “«Ho condiviso il discorso di Mattarella. Ho sentito parlare di tagli, macelleria sociale, lacrime e sangue. Questo non è il governo Monti, qua c’è la possibilità di spendere. Vorrei proprio sapere chi ha detto ai nostri vertici che ci sono i numeri per un governo politico. E voglio sapere che vuol fare Conte».