Dopo il via libera dell’Ema, riprendono in Italia e in quasi tutti gli altri Paesi europei che ne avevano previsto la sospensione le vaccinazioni con AstraZeneca contro il coronavirus. L’Agenzia europea del farmaco ne ha infatti confermato l’efficacia e la sicurezza oltre a ribadire che sono esclusi legami in generale con trombosi. «I benefici del vaccino nel proteggere le persone da Covid superano i possibili rischi», ha stabilito l’ente regolatorio.
L’Ema ha valutato che il vaccino non è associato a un aumento del rischio di eventi tromboembolici che, complessivamente, sono stati 469 (tra studi clinici e segnalazioni dopo l’autorizzazione all’uso): un numero inferiore a quello atteso nella popolazione (in Italia si registrano circa 60mila casi all’anno, 166 al giorno). Inoltre, non c’è nessuna base fisiologica attualmente conosciuta che possa permettere di dire che questo tipo di vaccino sia in grado di innescare meccanismi trombotici.
Ma nel foglietto illustrativo del vaccino di AstraZeneca verrà aggiunto un nuovo e rarissimo effetto collaterale: una forma di trombosi associata a calo di piastrine, concentrata soprattutto nelle donne al di sotto dei 55 anni. Questa trombosi atipica si riscontra in pazienti affetti da tumori del sangue o in donne in terapia estroprogestinica. Dopo le analisi di tutti i rapporti, si è osservato un incremento di episodi in giovani donne (sotto i 55 anni) non visto nella popolazione più anziana e l’Ema non ha escluso un legame tra questi casi e il vaccino. Si tratta, però, di pochi casi e di un tempo di osservazione troppo breve.
Le autorità sanitarie invitano a rivolgersi a un medico in caso di «affanno, dolore al petto o allo stomaco, gonfiore o freddo a un braccio o una gamba, mal di testa grave o in peggioramento o visione offuscata dopo la vaccinazione, sanguinamento persistente, piccoli lividi multipli, macchie rossastre o violacee o vesciche di sangue sotto la pelle». Molti dei sintomi descritti sono aspecifici e comuni nelle normali reazioni vaccinali. In caso di diagnosi confermata, la terapia anticoagulante è generalmente efficace. Il punto è capire chi deve approfondire gli accertamenti e chi no. Purtroppo test rapidi della coagulazione non sono stati validati in queste trombosi rare e atipiche. Se un paziente dovesse presentarsi con questi sintomi, sarebbe d’aiuto l’anamnesi personale e familiare per eventi trombotici, ma i test di conferma diagnostica sono assolutamente obbligatori prima di iniziare una terapia.
Non è consigliabile somministrare una terapia prima della vaccinazione: non si sa ancora se una profilassi con anticoagulante possa abbassare il rischio della rara forma di trombosi. Quello che è noto, invece, è il pericolo di emorragia dato dalla somministrazione di farmaci come l’eparina. Seppure molto basso in termini percentuali, questo pericolo in termini assoluti supera certamente il rischio (ancora da dimostrare) di trombosi. Le persone che hanno una storia di trombosi o rischio trombotico sono decine di migliaia, somministrare a tutti eparina sarebbe un provvedimento sbilanciato. È comunque opportuno scegliere di vaccinarsi, perché il Covid ha complicanze tromboemboliche nel 15% dei casi, con valori che vanno dal 3 al 40%, a seconda dell’età e di altri fattori. Su 20 milioni di persone vaccinate con AstraZeneca nel Regno Unito (il Paese dove il farmaco è stato maggiormente utilizzato) sono stati segnalati solo 7 casi di coagulazione intravascolare disseminata e 18 di trombosi venosa cerebrale.