AstraZeneca sì, AstraZeneca no. A distanza di sei mesi dall’inizio della campagna vaccinale contro Covid-19, il vaccino di Oxford continua ad essere al centro di dubbi e incertezze. La questione degli ultimi giorni è legata ai rischi di trombosi che il preparato anglo-svedese provocherebbe sui più giovani dopo la morte della 18enne di Sestri Levante ricoverata domenica al San Martino di Genova dopo una trombosi al seno cavernoso.
La ragazza era stata vaccinata con AstraZeneca il 25 maggio nell’open day per gli over 18. Il 3 giugno aveva iniziato a manifestare alcuni sintomi, tra cui mal di testa e fotofobia. Il 5 giugno era stata ricoverata all’ospedale San Martino di Genova, dove nei giorni successivi era stata sottoposta a due interventi chirurgici: uno per la rimozione del trombo e poi un altro per ridurre la pressione intracranica. Negli ultimi giorni, le sue condizioni erano state definite gravi, ma stabili. Nel momento del ricovero, l’ospedale ha attivato la procedura di segnalazione del caso all’Aifa, ai fini della farmacovigilanza, nella quale sono stati indicati anche i farmaci che la 18enne ha assunto dopo la vaccinazione.
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Dopo il ricovero della 18enne e di un’altra giovane donna immunizzata da poco con AstraZeneca, si è riaperto nella comunità scientifica il dibattito sull’opportunità di somministrare quel ritrovato alle persone under 60. Attualmente, l’Ema non ha dato alcuna indicazione relativa alle fasce di età per questo vaccino e in Italia Aifa ha prodotto una raccomandazione (non vincolante) di utilizzo sopra i 60 anni. Il legame tra vaccini a vettore virale (dunque non solo AstraZeneca ma anche Johnson & Johnson) e la «trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino» (VITT) è stato segnalato dalle agenzie regolatorie e dagli studi scientifici. Ma l’incidenza è molto bassa.
Intanto, il Comitato tecnico scientifico sta perfezionando un nuovo parere – che sarà restrittivo rispetto alle indicazioni fornite finora – sull’uso del preparato sui giovani. Senza dubbio la decisione di evitare la somministrazione di AstraZeneca per gli under 50 appare al momento proiettata verso la popolazione non ancora vaccinata. Intanto le regioni continuano a muoversi in ordine sparso, tra chi mantiene gli open day e chi li cancella dopo i dubbi sollevati da sempre più esperti. La Sicilia, tra le regioni che ha già organizzato open day e ne aveva altri in programma, ha deciso di sospendere in via cautelativa il ricorso al vaccino anglo-svedese per gli under 60 anni. «A breve – ha spiegato il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri – si potrebbe giungere a una limitazione sotto i 30 o i 40 anni, mentre una revisione non la farei sopra i 50 anni, perché il rapporto tra rischi e benefici è indubbiamente, anche con la circolazione attuale, a favore del beneficio».
L’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato il suo quinto Rapporto di farmacovigilanza sui vaccini anti-Covid19 che raccoglie le segnalazioni di reazioni avverse raccolte tra il 27 dicembre scorso e il 26 maggio di quest’anno per Comirnaty (Pfizer), Moderna, Vaxzevria (AstraZeneca) e Janssen (Johnson&Johnson). Le segnalazioni sono state 66.258 su un totale di 32.429.611 dosi somministrate: ogni 100 mila dosi significa quindi circa 204 reazioni. Il 90% di queste però sono effetti collaterali non gravi come dolore nel punto in cui è stata fatta l’iniezione, febbre, astenia/stanchezza, dolori muscolari. Le segnalazioni gravi corrispondono invece al 10,4% del totale, con un tasso di 21 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose (prima o seconda) e dal possibile ruolo causale della vaccinazione.
Quelli più gravi si presentano come una sindrome simil-influenzale con forti sintomi, più frequente dopo la seconda dose dei vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) e dopo la prima dose di Vaxzevria (AstraZeneca). Il tasso di segnalazione delle trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con Vaxzevria è di 1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate, prevalentemente in persone con meno di 60 anni. In linea con quanto osservato a livello europeo. Mentre non è stato segnalato nessun caso dopo la seconda dose.