Sono under 60, perlopiù giovanissimi, ma non hanno paura di farsi somministrare il vaccino di AstraZeneca o di Johnson&Johnson. Così non ascoltano il suggerimento dell’Agenzia italiana del farmaco, che l’ultima volta a fine maggio, ha ribadito come l’uso preferenziale resti quello dedicato alle fasce più anziane della popolazione. Tra open day, iniziative speciali di vario tipo, offerta anticipata per i più giovani (come i maturandi), le regioni hanno cercato di aumentare la quota di immunizzati con vaccini a vettore virale, quelli sospettati in rarissimi casi di provocare problemi di trombosi, in particolare sulle giovani donne.
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Il caso delle rare trombosi con contestuale carenza di piastrine indotte dai vaccini a vettore virale come Oxoford-Astrazeneca e Jannsen (Johnson&Johnson) sembrava essere stato in qualche modo chiuso con la decisione di tutti i paesi europei di fissare una soglia d’età minima. Ma due casi che riguardano due giovani donne di 18 e 42 anni immunizzate durante gli Open day su base volontaria, organizzati in Liguria e Toscana, hanno riaperto il dibattito in Italia. Dopo i primi casi segnalati a marzo scorso la decisione dell’Agenzia europea del farmaco era stata di non limitare l’uso per fascia d’età. Ma subito dopo erano arrivate le contestuali decisioni degli enti regolatori nazionali di diversi paesi europei di introdurre una soglia di raccomandazione per età se non addirittura di sospendere l’uso del composto. Come è accaduto in Norvegia e Danimarca. Francia e in Belgio, invece, hanno fissato la soglia a 55 anni, la Spagna ne raccomanda l’uso solo alla fascia d’età 60-69enni, mentre Germania e Italia agli over 60.
Anche se appena qualche giorno fa il commissario per l’emergenza Figliuolo era tornato a ribadire che sugli effetti collaterali del composto di Oxford «c’è stato un problema di percezione» e sottolineava come sia «importante far capire che il beneficio del vaccino è superiore a qualsiasi altra cosa». Di fatto, però, la raccomandazione di Aifa sulla somministrazione riservata agli over 60 per i vaccini a vettore virale non è mai cambiata e anche la Commissione tecnico scientifica ha detto no a far cadere la restrizione. La linea di Figliuolo, cavalcata dalle Regioni, è invece quella dell’Ema: «Per AstraZeneca – ricorda Figliuolo – l’Ema non ha dato alcuna indicazione, l’Aifa, sulla base delle attività di farmacovigilanza degli eventi correlabili, che sono infinitesimi, ha dato una raccomandazione di auspicio di usarlo per gli over 60».
Contraria alla linea del commissario Figliuolo l’associazione Luca Coscioni. In una lettera firmata dai suoi scienziati e accademici, la segretaria Filomena Gallo e il tesoriere Marco Cappato sottolineano come gli open day stiano “infrangendo” le raccomandazioni e come l’analisi dei dati forniti dall’Aifa e dal Servizio Sanitario Inglese, aggiornati a metà maggio, «suggerisce una incidenza superiore» di casi di trombosi. «La nota informativa del vaccino Astrazeneca riporta la Vitt (la trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino, ndr) come possibile effetto indesiderato che può interessare fino a 1 persona su 10.000. L’iniziativa degli open day Astrazeneca sembra mossa da buone intenzioni e sta riscuotendo grande successo, ma non è nel miglior interesse dei giovani – scrive l’associazione Luca Coscioni – Nei soggetti under 30 che non abbiano comorbidità, la letalità per Covid-19 in Italia è vicina allo zero e rarissima è l’ospedalizzazione, mentre il rischio di Vitt per loro supera il beneficio del vaccino, ed è sufficiente a sconsigliare la vaccinazione con Astrazeneca, in accordo alle raccomandazioni Aifa».
L’associazione chiede quindi su quali dati si basa la scelta di vaccinare anche i più giovani e denuncia: «La campagna intrapresa da molte Regioni non mette correttamente in guardia i giovani dai rischi, ovvero non vengono loro fornite né informazioni sufficienti né alternative per decidere in autonomia. Sorge il sospetto che in realtà si cerchi di smaltire le dosi di Astrazeneca rimaste inutilizzate – conclude l’associazione – I maturandi italiani sono quest’anno circa 500mila: se anche solo metà di loro fossero vaccinati con Astrazeneca, secondo la nota informativa di questo vaccino in 25 potrebbero essere colpiti da Vitt. Ma se anche uno solo di loro morisse, come potremmo giustificarlo, quando conosciamo i rischi e abbiamo le dosi necessarie di Pfizer e Moderna per vaccinare in maniera sicura anche i nostri ragazzi».