Addio a cannucce, piatti e posate in plastica monouso: entra infatti in vigore oggi la direttiva europea Sup (Single Use Plastic) che mette al bando gli oggetti in plastica usa e getta più inquinanti, quelli trovati più frequentemente in mare e sulle spiagge. Nell’elenco degli oggetti banditi rientrano anche bastoncini dei cotton fioc, palette da cocktail, bastoncini dei palloncini, contenitori per alimenti e bevande in polistirolo I negozi potranno continuare a venderli fino ad esaurire le scorte, poi saranno vietati del tutto.
La direttiva SUP (Single Use Plastic), approvata nel 2019, è stata recepita dall’Italia con legge nazionale nell’aprile di quest’anno. Per l’Ue è un primo passo per ridurre la plastica monouso, quella che spesso finisce sulla terra e nei mari, e continuerà ad inquinarli per secoli. Dalla direttiva SUP restano fuori tantissimi altri prodotti usa e getta, i più diffusi: dalle bottiglie per acqua e bibite ai flaconi di detergenti e detersivi, dalle scatolette alle buste per i cibi. Per i bicchieri di plastica, la direttiva prevede solo una riduzione del consumo.
Tra gli oggetti da bandire, invece, sono stati inserite anche quelli in plastica compostabile, che spariscono rapidamente nell’ambiente, e gli imballaggi in carta plastificata, che ha un contenuto di polimero inferiore al 10%. E proprio sulle bioplastiche, e sulle alternative alla plastica monouso, è nato un contenzioso fra l’Italia e la Commissione europea. La direttiva SUP non fa distinzione nel suo bando fra oggetti in plastica tradizionale (quella prodotta dal petrolio e non biodegradabile) e oggetti in plastiche bio: prodotte da materie prime naturali come il mais, biodegradabili nell’ambiente e compostabili (cioè trasformabili in fertilizzante compost).
La legge italiana 53/2021 che ha recepito la direttiva europea ha invece escluso dal bando tutte le plastiche usa e getta compostabili, nelle quali l’industria italiana è molto forte. E il nostro Paese chiede che anche le linee guida della Commissione per l’applicazione della SUP facciano la stessa cosa. «La consapevolezza ambientale, progetto condivisibile e obiettivo da perseguire – ha dichiarato il ministro dello Sviluppo economico, Giorgetti – non può ignorare le conseguenze di un approccio ideologico che penalizza le industrie italiane lasciando sul terreno morti e feriti, in termini di fallimenti aziendali e disoccupazione».
Il problema è che il nostro Paese è il primo produttore di plastica in Europa. Come sottolinea il Corriere, l’Italia da sola detiene il 60% del mercato europeo dell’usa e getta: le aziende coinvolte sono 280, con 2.780 addetti e un fatturato annuo di 815 milioni di euro. Siamo i leader europei nel settore. Ma già da due anni si sapeva che l’orientamento era quello di escluderle, ma politica e imprese invece di fare fronte comune nelle trattative, coinvolgendo anche altri Stati, ognuna è andata avanti a difendere la propria di plastica.
«Le linee guida sulla direttiva chiudono di fatto un intero settore industriale», come ha scritto su Twitter il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Il bando della plastica monouso, adottato con l’obiettivo di combattere l’inquinamento derivante dalla dispersione nell’ambiente degli oggetti in questo materiale (ogni anno finiscono nel mare, in tutto il mondo, 8 milioni di tonnellate di rifiuti plastici: boe, reti, sacchetti, bottiglie), rischia di avere un importante impatto a livello industriale e occupazionale: sono ancora in atto tentativi di mediazione, perché i criteri vengano perlomeno attenuati.