Con luglio si entra nel pieno dell’estate. Per me è tempo di riposo, di mare ma anche di letture. Amo riscoprire in questo periodo in genere libri poco frequentati dai più, e in questi giorni, quasi fosse un dialogo, mi intrattengo con James Russel Lowell, autore di uno scritto L’ombra di Dante. Lowell è stato un poeta, saggista, polemista e critico letterario americano dell’Ottocento, che ha dedicato un importante studio a Dante, e che ora gli appassionati del poeta possono leggere per la prima volta in italiano grazie alla traduzione di Vincenzo Pepe e a Osanna edizioni. Si tratta di un libro di circa 150 pagine, che si distingue nella selva dei libri dedicati quest’anno al Poeta non solo per il valore storico dell’opera, ma anche per l’eleganza editoriale dell’opera e per la bella traduzione di Pepe.
Il saggio di Lowell apparve per la prima volta nel luglio 1872 sul periodico North American Review, diretto dallo stesso Lowell e dallo storico Henry Adams. Oltre alla traduzione a Pepe dobbiamo anche l’inquadramento storico-culturale (si veda la prefazione) della figura di Lowell, il quale ricoprì la cattedra di letterature moderne a Harvard dopo due prestigiosi dantisti: George Ticknor e il poeta Longfellow. Pepe individua le ragioni del suo interesse per Dante e della fortuna dello stesso nella cultura americana, nell’affinità fra il messaggio del Poeta e la mentalità puritana che di lui apprezzava “l’energia etica, la fierezza d’animo e la vis polemica in senso anti-temporalistico” (p.9).
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Con il suo saggio, inoltre, Lowell puntava a dare risalto al dantismo americano rispetto a quello europeo, britannico e anglosassone: egli, infatti, affronta molteplici problemi filologici, storici, ecdotici ed ermeneutici, attingendo all’enciclopedia delle fonti di Dante, cioè alle sue conoscenze sacre e della letteratura classica, senza perdersi però nel dettaglio erudito, e cercando sempre dei punti di raccordo fra la Commedia e gli altri scritti di Dante ma anche gli altri capolavori della letteratura mondiale (Shakespeare, Cervantes, ecc.). Il tratto distintivo della sua analisi critica non è nello sfoggio di conoscenze ma nel valore che egli attribuisce al simbolismo e all’allegorismo nell’universo poetico dantesco, in linea con le sollecitazioni estetiche allegorico-simboliche che giungevano negli ambienti culturali americani dall’Inghilterra e in particolare modo dalla lettura di Dante che veniva proposta dai Preraffaelliti che volevano riscattare l’esistenza seguendo il modello dantesco e stilnovista dalla piattezza in cui “l’aveva relegata la società industriale tardo-vittoriana”.
Il saggio di Lowell, come osserva argutamente Pepe, nasce come recensione a un’opera di Maria Francesca Rossetti pubblicata in Inghilterra con il titolo A Shadow of Dante. Egli metterà a frutto l’interpretazione dell’allegoria dantesca della Rossetti, l’idea che l’ambiguità di Dante fosse ‘prismatica’, e nella sua lettura del capolavoro dantesco insisterà a più riprese sulla “capacità del Poeta di materializzare le idee, i suoi stati mentali ed emotivi, al punto da visualizzarli, da vedere i suoi pensieri”. Arriverà così a proporre una lettura della Commedia principalmente come ‘autobiografia di un’anima’, non solo della sua però ma anche di quella degli altri uomini (p.83).
Per Lowell il merito più grande di Dante è di essere stato il primo grande poeta cristiano (pp.90-93), il primo che ha piegato ‘il dogma alle esigenze plastiche dell’immaginazione’. Prima di lui erano stati scritti testi sacri, ma è con lui che l’idea cristiana (intesa come nuova concezione dell’infinito) si è incarnata. La Commedia è il primo poema cristiano non tanto per la “la sua verità dottrinale o la sua mitologia cristiana, quanto per il fatto che la sua scena si svolge non in questo mondo, ma nell’anima umana; che esso è l’allegoria di una vita umana” (p.100). È nel messaggio morale, che non può ridursi a un ‘fiore appassito tra le pagine della bibbia di famiglia’, ma che deve essere rinnovato di generazione in generazione e nell’anima di ognuno il grande valore del poema di Dante e anche la sua attualità in un tempo in cui l’agire dell’uomo non è più orientato dalla ricerca della verità e della giustizia.