Dopo oltre 20 anni di missione internazionale in Afghanistan, il Paese è tornato sotto il controllo dei talebani. Anche la capitale Kabul è caduta nelle mani delle forze di opposizione. Le milizie, dopo aver conquistato la città chiave di Jalalabad, questa mattina sono entrati nella capitale, ultima grande città del paese rimasta sotto il controllo del governo afghano. Un portavoce dei talebani a Doha, in Qatar, ha detto che i combattenti hanno ricevuto ordine di non prendere la città con la forza e sono in corso negoziati con il governo per una pacifica transizione di poteri. Il ministro dell’Interno afghano ha detto che Kabul passerà sotto il controllo di un’amministrazione di transizione.
In una nota, il gruppo islamico afferma di non avere intenzione di prendere Kabul «con la forza». «La vita, la proprietà e la dignità di nessuno saranno danneggiate e la vita dei cittadini di Kabul non sarà a rischio», affermano i talebani che hanno ordinato ai loro combattenti di evitare violenze a Kabul e consentire un passaggio sicuro a chiunque decida di andarsene.
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L’offensiva dei talebani per riprendere il controllo dell’Afghanistan era cominciata a inizio luglio, dopo l’avvio del ritiro dell’esercito statunitense dal paese (secondo i piani approvati dal presidente Joe Biden, il ritiro si sarebbe dovuto concludere entro il prossimo 11 settembre). Si pensava che l’esercito e la polizia del governo centrale, per anni sostenuti ed equipaggiati dagli Stati Uniti, avrebbero potuto tenere testa ai talebani, ma in poche settimane è diventato chiaro che non è così. Nell’ultima settimana i talebani hanno conquistato alcune delle città più importanti del paese – tra cui Herat, Kandahar e Ghazni – senza di fatto incontrare resistenza da parte delle forze governative. Anche nelle città maggiormente difese dal governo, esercito e polizia si sono di fatto sgretolati, tra fughe e diserzioni.
Il portavoce dei talebani ha annunciato che oltre a Jalalabad, presa senza combattere, è caduta anche Bamiyan: la città famosa per i Buddha distrutti proprio dai talebani esattamente 20 anni fa, nel 2001. Le milizie taliban in dieci giorni hanno conquistato la stragrande maggioranza dei capoluoghi di provincia, incontrando scarsa opposizione.
«Un anno o cinque anni in più di presenza militare Usa non avrebbe fatto la differenza se l’esercito afghano non può o non vuole tenere il suo Paese. E una presenza americana senza fine nel mezzo del conflitto civile di un altro Paese non è accettabile per me», ha spiegato il presidente americano Joe Biden che ha ricordato che in 20 anni «l’America ha mandato i suoi uomini e le sue donne migliori, investito quasi 1000 miliardi di dollari, addestrato oltre 300mila soldati e poliziotti afghani, equipaggiandoli con attrezzature all’avanguardia e mantenendo la loro aviazione come parte della guerra più lunga della storia americana».
Gli Stati Uniti hanno nel frattempo avviato l’evacuazione della loro ambasciata. Anche Italia, Germania e Francia hanno iniziato a portare fuori dal paese diplomatici e collaboratori. Fa eccezione la Russia, che non intende riportare in patria i diplomatici. Mosca sta ora lavorando con altri paesi alla realizzazione di una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’Afghanistan. Il presidente Usa Joe Biden ha autorizzato il dispiegamento in Afghanistan di ulteriori 1.000 truppe statunitensi, portando a circa 5mila il numero di militari statunitensi schierati per garantire quello che Biden chiama un «ritiro ordinato e sicuro» del personale americano e alleato dall’Afghanistan.