L’Aifa ha aggiornato le modalità di utilizzo degli anticorpi monoclonali anti-Covid in relazione alle nuove evidenze di letteratura che si sono rese recentemente disponibili. In particolare, è stato dato parere positivo all’utilizzo dell’anticorpo sotrovimab che ha dimostrato un favorevole rapporto beneficio/rischio anche nei confronti delle principali varianti circolanti di Sars-CoV-2. Anche per l’approvazione di questo nuovo anticorpo si è fatto ricorso alla procedura di autorizzazione alla temporanea distribuzione con Decreto del Ministro della Salute.
L’Aifa precisa che è possibile utilizzare anche l’anticorpo monoclonale sotrovimab, per la seguente indicazione terapeutica: “Trattamento della malattia da coronavirus 2019 (COVID-19) lieve o moderata, negli adulti e adolescenti di età pari o superiore a 12 anni non ospedalizzati per COVID-19, che non necessitano di ossigenoterapia supplementare per COVID-19 e che sono ad alto rischio di progressione a COVID-19 severa”.
L’anticorpo monoclonale sotrovimab, prodotto da GlaxoSmithKline , va così ad aggiungersi agli altri anticorpi monoclonali già in uso: bamlanivimab, etesevimab, casirivimab e imdevimab. Tutti sono stati approvati con autorizzazione di temporanea distribuzione attraverso decreto del ministro della Salute dello scorso febbraio. Non hanno invece ancora ricevuto l’approvazione dell’Ema, Agenzia Europea per i Medicinali. La distribuzione dei monoclonali in Italia al momento è consentita fino al 31 gennaio 2022.
Gli anticorpi monoclonali sono proteine create in laboratorio che presentano le stesse caratteristiche di quelle prodotte dal nostro organismo e che riescono a legarsi a un solo antigene dell’agente che si vuole combattere, in questo caso il Covid-19. Gli anticorpi monoclonali per la cura del Covid-19 disponibili in Italia si differenziano tra di loro per capacità di neutralizzare le diverse varianti circolanti.
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Tutti gli anticorpi anti-Sars-CoV-2 disponibili in Italia (bamlanivamb/etesevimab, casirivimab/imdevimab e sotrovimab) mantengono una adeguata attività antivirale nei confronti delle varianti Alfa (lignaggio B.1.1.7) e Delta (lignaggio B.1.617.2). Discorso diverso vale per le varianti Beta (B.1.351) e Gamma (P.1), che indeboliscono fortemente l’efficacia della terapia con i monoclonali bamlanivimab/etesevimab.
La combinazione di casirivimab/imdevimab e il sotrovimab si sono invece dimostrati efficaci anche nel curare l’infezione da variante Beta e Gamma. Per questo l’Aifa, nelle aree geografiche del Paese in cui è presente una circolazione di queste due varianti, «suggerisce di utilizzare gli anticorpi monoclonali casirivimab/imdevimab e sotrovimab efficaci contro tutte le varianti oppure far precedere l’inizio della terapia dalla genotipizzazione o sequenziamento».