Due sigle: Isis-k o Iskp. Un unico significato: Stato Islamico della provincia del Khorasan. Sono loro ad aver rivendicato l’attentato che ha ucciso oltre 90 persone all’aeroporto di Kabul. La divisione afghana dell’Isis nasce tra il 2014 e il 2015 nella provincia del Khorasan, territorio al confine afghano con il Pakistan. Dal 2020, il leader è Shahab al Mujair, ex qaedista passato nel campo rivale. Questo gruppo islamista di matrice terroristica e i talebani, legati ad al-Qaeda, sono in guerra da tempo. Secondo l’Isis-Khorasan, i talebani, a maggioranza di etnia Pashtun, sono impuri religiosamente e affiliati al diavolo americano.
Era il 2015, quando iniziarono a comparire le prime rivendicazione da parte di un sedicente gruppo terrorista che si definiva “Provincia del Khorasan dello Stato Islamico” (Khorasan è termine storico che indica i territori degli odierni Afghanistan, Tagikistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Pakistan). Apparentemente fu fondato dai talebani pakistani, ovvero i gruppi qaedisti presenti nella regione del Waziristan, una terra di nessuno dove spesso non arriva la mano del governo pakistano, e dove i qaedisti agivano indisturbati. Da allora gli attentati più crudeli, alcuni rivolti direttamente contro civili inermi, soprattutto a Kabul e nell’Afghanistan centro orientale, sono opera loro.
La rottura della fragile alleanza tra gruppi qaedisti e Isis in Siria, e la conseguente guerra civile jihadista per il controllo del territorio, si è ripetuta anche in Afghanistan. Dove Isis e talebani arrivarono presto allo scontro armato. Dal 2015 al 2018, il movimento era stato particolarmente attivo. Ma il progressivo declino del Califfato siro-iracheno, fino alla sua sconfitta, hanno avuto conseguenze anche sull’Isis-K. L’Isis afghano cominciò a subire un’involuzione che lo portò a ritirarsi in piccole aree dove sopravviveva grazie al controllo di alcune miniere, tra cui quelle di talco nella provincia di Nangahar ai confini con il Pakistan. Nel 2019 tuttavia, complici anche la decisione di entrare nel business del narco traffico, l’Isis-K ha rialzato la testa. Grazie a maggiori entrate è riuscito a riprendere possesso di diversi territori e oggi la sua presenza si è estesa in diverse province (in Nangarhar, Kunar, Nuristan, Badakhshan).
Un fenomeno che ha determinato non solo l’arrivo di decine di reduci nelle province remote dell’Afghanistan e del Pakistan, ma anche un afflusso costante di migliaia di dollari, che ha garantito alla costola del Khorasan la capacità di insinuarsi tra le maglie del conflitto afghano e di fare proseliti, man mano che si delineava l’accordo di Doha tra talebani e Stati Uniti. Nell’aprile del 2020 l’Isis ha nominato leader Shabab al-Muhajir con un passato da combattente tra le file di al Qaeda. E proprio a lui si deve ka resurrezione dell’Isis-K. Muhajir ha esordito con un attacco alla prigione di Jalalabad, un assalto durato oltre venti ore e che ha portato alla liberazione di centinaia di prigionieri, in gran parte jihadisti ma anche talebani. Il gruppo si abbatte su tutti gli avversari, dai soldati ai talebani, dagli sciiti alle minoranze. Lo scorso 8 maggio sono state massacrate oltre 85 studentesse “colpevoli” di appartenere all’etnia Hazara. I jihadisti hanno anche attaccato con autobomba la scuola Sayed al-Shuhada a Kabul. Un’anticipazione di quanto accaduto ieri all’aeroporto di Kabul.
All’inizio dell’anno alcuni specialisti d’intelligence avevano segnalato all’Onu che il gruppo stava cercando di reclutare talebani scontenti. «Quanto territorio di Afghanistan è controllato dai talebani? C’è molto territorio di cui l’Isis può servirsi. Nell’immediato futuro potrebbero voler fare attentati per apparire nelle news – ha detto al Guardian Aaron Zelin, del Washington institute for Near East Policy. Secondo Charlie Winter, ricercatore al Centre for the Study of Radicalisation dell’Università di Londra – e l’aeroporto e le folle in partenza rappresentano una perfetta riunione di diversi obiettivi del gruppo: i militari americani, gli afghani filo occidentali e i talebani, che l’Isis-K considera apostati».