Mascherine obbligatorie anche all’aperto. Ma anche una minore capienza per spettacoli e stadi e il limite di 4 commensali al tavolo di un ristorante. Sono le novità che scattano per i territori – a partire dalla Sicilia – che passano dalla zona bianca a quella gialla. Niente coprifuoco, dunque. Nessuna chiusura di negozi o attività. Nessuna novità sugli spostamenti. Tutto sommato si tratta di poche regole che incidono soprattutto a livello di immagine per la stagione turistica.
La Sicilia torna in zona gialla: il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità ha confermato un peggioramento della situazione epidemiologica e un aumento dei ricoveri negli ospedali. Per passare in zona gialla è necessario che l’incidenza settimanale dei contagi sia superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti, e che contemporaneamente l’occupazione dei posti letto in ospedale per pazienti ricoverati per Covid-19 sia superiore al 15% e quella dei posti in terapia intensiva sia superiore al 10%. Nell’ultima settimana la Sicilia ha superato tutte e tre le soglie: tra il 20 e il 26 agosto sono stati rilevati 200 casi ogni 100mila abitanti; il tasso di occupazione dei posti letto in ospedale per i ricoverati per Covid risultava del 19,4%, mentre quello dei reparti di terapia intensiva del 12,1% (dari relativi al 24 agosto).
Le misure restrittive previste dalla zona gialla sono comunque piuttosto blande. Le mascherine, che in zona bianca sono obbligatorie al chiuso, in gialla devono tassativamente essere indossate sempre anche all’aperto (sono esentati i bambini sotto i sei anni). La Regione Sicilia il 13 agosto ha emesso un’ordinanza che estende l’obbligo della mascherina anche ai luoghi pubblici all’aperto, ma solo «se si è nel contesto di presenze di più soggetti in luoghi particolarmente affollati». Con la zona gialla scatta la mascherina all’aperto sempre.
Per teatri, cinema, concerti, musei, stadi, ristoranti al chiuso a pranzo e cena, palestre, terme, parchi divertimento, sale gioco e concorsi pubblici valgono le stesse regole della zona bianca. Quindi serve sempre il Green pass (basta aver fatto da 15 giorni la prima dose). Quest’ultimo, come in zona bianca, è obbligatorio dal primo settembre anche per salire su treni intercity e ad alta velocità, navi (tranne che per lo stretto di Messina) e autobus a lunga percorrenza, oltre che sui voli aerei nazionali (per quelli all’estero già esisteva l’obbligo, ma il green pass in linea di massimo è valido solo se si è concluso da 14 giorni il ciclo vaccinale). Restano chiuse le discoteche, come in zona bianca (dove sono autorizzati i servizi di bar e ristorante, ma non è possibile ballare in pista).
Previsti limiti di capienza più restrittivi per spettacoli all’aperto e impianti sportivi. In zona bianca infatti non c’è un limite numerico per concerti, cinema, spettacoli teatrali o stadi. Basta che la capienza non sia superiore al 50% di quella massima autorizzata all’aperto e al 35% al chiuso. E nel caso di eventi con un numero di spettatori fino a 5mila all’aperto e 2.500 al chiuso non ci sono restrizioni. In zona gialla invece la capienza consentita per gli spettacoli dal vivo non può essere superiore al 50% di quella massima autorizzata. Una percentuale che si dimezza al 25% per gli impianti sportivi. Ma in entrambi i casi c’è un limite fisso. Massimo 2.500 spettatori all’aperto e 1.000 al chiuso.
Sia in zona bianca che gialla non ci sono limitazioni agli spostamenti tra le regioni – non serve il Green pass, dunque – ed è possibile raggiungere sempre perciò le seconde case. Non ci sono limiti orari alla circolazione, dunque nessun coprifuoco, che è stato eliminato lo scorso 21 giugno in zona gialla e che ha segnato duramente i mesi di lockdown. Anche i ristoranti restano aperti sia al all’interno (con il Green pass) che all’aperto (anche senza). Ma dovrebbe anche essere ripristinato il limite di quattro persone sedute al tavolo del ristorante (a meno che non siano conviventi).
Con le regole attuali la vera stretta scatta con il passaggio in fascia arancione. Una «penalizzazione» che si attiva se a livello regionale si superano i 150 casi settimanali ogni 100mila abitanti e si oltrepassa sia il 20% dei ricoveri in terapia intensiva che il 30% negli altri reparti. Da segnalare che restrizioni da zona arancione sono state già decise in Sicilia, con provvedimenti locali, per i comuni di Barrafranca (Enna), Niscemi (Caltanissetta), Comiso e Vittoria (Ragusa). Inoltre, la scorsa settimana il presidente della regione Nello Musumeci aveva firmato una nuova ordinanza per introdurre misure restrittive nei 55 comuni con l’incidenza più alta e con una bassa percentuale di persone vaccinate. L’ordinanza regionale prevede anche l’istituzione di un “tavolo tecnico” a cui parteciperanno i capi delle aziende sanitarie e i rappresentanti dei medici di famiglia per vaccinare almeno il 70% della popolazione.