Niente panico. È solo un altro disco degli Abba mica lo scioglimento degli Stones! Lo avevano promesso, tutto il mondo lo stava aspettando dal 2018 quando Benny Andersson e Bjorn Ulvaeus avevano accennato all’intenzione di lavorare a nuova musica. Era da 40 anni, precisamente dal 1982, che non muovevano paglia. Pur se svedesi, se ne sono stati con i piedi al caldo, impantofolati nelle rendite di 400 milioni di copie vendute, senza considerare i proventi da diritti d’autore, merchandising, musical e riduzioni cinematografiche: il sequel di Mamma mia!, a quasi quarantacinque anni da Dancing queen, ha incassato oltre 350 milioni di euro; con gli interessi maturati dalla metà degli anni Settanta si tratta di cifre da capogiro.
L’annuncio è arrivato in diretta streaming su YouTube con il lancio di due brani inediti, I still have faith in you e Don’t shut me down. «Ci siamo resi conto che essere dove siamo ora è incredibile. Ancora amici, leali fra di noi, dopo 40 anni. A chi è successo? A nessuno». Da questo pensiero, raccontano, è nata la prima canzone, una ballata. La seconda è invece più veloce e ricorda nel ritmo Dancing queen. «Parla di un avatar che vuole continuare a cantare e chiede di non essere spento», hanno scherzato durante la presentazione.
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Il 5 novembre seguirà il nuovo album Voyage, registrato dai quattro allo studio di Benny, Riksmixningsverket, a Stoccolma. La tracklist non è ancora stata resa disponibile, l’album uscirà per Universal, ma è già stato completato: «C’è un vecchio detto nell’industria musicale: non far passare mai più di quarant’anni tra un album e l’altro», hanno continuato a divertirsi nel corso della presentazione. Poi più seri hanno spiegato: «È stata proprio l’idea di questo strano e spettacolare show a convincerci di tornare in pista». L’ultimo lavoro in studio del gruppo è stato The Visitors del 1981, a cui seguirono solo raccolte.
L’appuntamento successivo è fissato per il 27 maggio 2022 quando andrà in scena ABBA Voyage, futuristico concerto digitale con gli avatar dei quattro musicisti, un misto di greatest hits e nuovi brani che avrà luogo in un’arena da 3.000 posti costruita al Queen Elizabeth Olympic Park di Londra. Agnetha Faltskog, Anna-Frid Lyngstad, Bjorn Ulvaeus e Benny Andersson (298 anni in quattro) si esibiranno digitalmente con una live band di dieci elementi. È stato spiegato come i quattro membri, con un lungo e complesso lavoro e con il prodigio di tecnologia firmato dalla Industrial Light & Magic di George Lucas, sono stati digitalizzati con oltre 160 telecamere e con il capture motion, quindi trasformati in ologrammi che li riproducono sul palco come erano negli anni Settanta-Ottanta.
Due anni dopo lo scioglimento dei Beatles, quando l’epoca d’oro del pop sembrava destinata alla fine, accadde che, in Svezia, gli Abba (acronimo formato dalle iniziali dei nomi dei componenti del gruppo, Agnetha, Björn, Benny, Anni-Frid) cominciarono a indossare abiti con paillette e a studiare le formule alchemiche di Phil Spector e dei Beach Boys facendo uscire un primo singolo intitolato People Need Love, sorta di contraltare proprio all’All You Need Is Love dei Fab Four. Da allora di amore ne hanno messo in abbondanza nelle loro canzoni: dopo la vittoria dell’edizione Eurovision del 1974, prima battaglia vinta con Waterloo, e fino alla separazione ufficiale avvenuta nel 1982, gli Abba sono stati un’incredibile macchina che ha sfornato successi e hit. Un filone di canzoni senza tempo: SOS, Dancing Queen, Take a Chance on Me, Chiquitita, The Winner Takes It All, On and on and on…. A Stoccolma c’è un museo dedicato agli Abba, che in Italia hanno avuto come discepoli i Ricchi e Poveri.
Effetti speciali tridimensionali a parte, però, di vederli tutti insieme settantenni in carne ed ossa sul palco, a quanto si capisce, non se ne parla. E quindi è difficile immaginarli ospiti a Sanremo o al prossimo Eurovision come qualcuno (Amadeus) vagheggiava.