Dalla Cop26 di Glasgow arriva uno degli impegni ufficiali per la lotta al cambiamento climatico: oltre 100 i Paesi, che rappresentano il 70% dell’economia globale, hanno aderito all’iniziativa globale mirata a ridurre le emissioni di metano del 30% entro il 2030. Restano fuori Cina, Russia, Australia. «Ridurre il potente gas serra di un terzo rispetto ai livelli del 2020 rallenterà immediatamente il cambiamento climatico», ha detto i presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Se questo obiettivo venisse davvero raggiunto, si eviterebbero oltre 200mila morti premature, centinaia di migliaia di visite di emergenza legate all’asma, e oltre 20 milioni di tonnellate di perdite di raccolto all’anno. Sono le stime della Coalizione per il clima e l’aria pulita e del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, secondo quanto diffuso in una nota dall’Unione europea. «Il Global Methane Pledge sulla riduzione delle emissioni di metano – si spiega nella nota – permetterà di mantenere a portata di mano l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi».
Al gas metano si attribuisce la responsabilità del 30% del riscaldamento globale e dal periodo preindustriale ad oggi le sue emissioni sono più che raddoppiate. Ad oggi rilasciamo ogni anno in atmosfera circa 380 milioni di tonnellate di metano. La maggior parte delle emissioni prodotte dall’attività dell’uomo proviene da tre settori: agricoltura (40%), combustibili fossili (35%) e rifiuti (20%). Ma pur se fortemente responsabile del riscaldamento il metano è più rapido da abbattere rispetto alla Co2. Lo dice l’annuale rapporto dell’Unep, l’Agenzia Onu per l’Ambiente a delineare caratteristiche e numeri delle emissioni di metano, che è il secondo più importante gas serra dopo l’anidride carbonica, nel contribuire alle emissioni, ma nell’atmosfera dura solo dodici anni, rispetto alle centinaia di anni della Co2 e quindi per questo ridurre il metano, più della Co2, può rallentare il ritmo del riscaldamento nel breve termine.
Secondo l’Agenzia Onu, c’è un forte potenziale di abbattimento di circa il 20% delle emissioni provocate dall’uomo entro il 2030 con misure tecniche disponibili a basso costo o nullo mentre misure aggiuntive, come il passaggio dal gas naturale alle rinnovabili, cambi nelle diete e riduzione degli sprechi alimentari potrebbero aggiungere un 15% al potenziale di mitigazione del 2030. Quindi l’attuazione di tutte le misure, strutturali e comportamentali, potrebbe ridurre le emissioni di metano di di circa il 45% rispetto al 2015.