La proroga delle concessioni balneari sarà possibile solo fino al dicembre 2023. È arrivata la sentenza del Consiglio di Stato che pone un limite ai continui rinvii sulle concessioni, garantendo altri due anni di proroga «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere». La decisione interviene su uno dei temi più controversi oggetto del disegno di legge sulla concorrenza. «Dal giorno successivo, tuttavia, non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza».
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Solo pochi giorni fa con il suo provvedimento sulla concorrenza non era stato sciolto dal governo il nodo delle liberalizzazioni delle concessioni balneari, ambito nel quale va ricordato pende un conflitto con l’Unione europea. Il sistema italiano delle concessioni balneari è sotto accusa dalla direttiva europea Bolkestein del 2006: nel 2016 l’Italia è stata condannata per il mancato rispetto delle norme Ue e due anni dopo il governo Conte 1 ha ulteriormente prorogato le autorizzazioni vigenti fino al 2033.
Con le sentenze 17 e 18, l’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, rimarcando «l’eccezionale capacità attrattiva del patrimonio costiero nazionale», ha affermato che «la perdurante assenza (nonostante i ripetuti annunci di un intervento legislativo di riforma, mai però attuato) di un’organica disciplina nazionale delle concessioni demaniali marittime genera una situazione di grave contrarietà con le regole a tutela della concorrenza imposte dal diritto dell’Ue, perché consente proroghe automatiche e generalizzate delle attuali concessioni (l’ultima, peraltro, della durata abnorme, sino al 31 dicembre 2033), così impedendo a chiunque voglia entrare nel settore di farlo».
Secondo il Consiglio di Stato, il confronto concorrenziale, oltre ad essere imposto dal diritto Ue, «è estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita». I concessionari attuali potranno comunque partecipare alle gare che dovranno essere bandite. Per consentire alla pubblica amministrazione di «intraprendere sin d’ora le operazioni funzionali all’indizione di procedure di gara, a Governo e Parlamento di approvare doverosamente una normativa che possa finalmente disciplinare in conformità con l’ordinamento comunitario il rilascio delle concessioni demaniali, nonché per evitare l’impatto sociale ed economico della decisione» le attuali concessioni potranno continuare fino al 31 dicembre 2023.
Dal giorno successivo, tuttavia, non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza. Scaduto tale termine, quindi, «tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente se via sia – o meno – un soggetto subentrante nella concessione». E interviene provocatoriamente Matteo Salvini, leader della Lega: «Spiagge e mercati italiani non sono in svendita, si rassegnino i burocrati di Bruxelles e i loro complici: la Lega non ha mai permesso e non permetterà che il nostro lavoro e le nostre tradizioni vengano cancellati».