Niente liberalizzazioni delle concessioni balneari nel Ddl Concorrenza. La direttiva europea Bolkestein del 2006 obbliga a bandire gare per concedere beni pubblici come le spiagge nazionali. In Italia continua a non essere applicata. E l’Unione europea non perde occasione per “bacchettare” l’Italia. «Siamo al corrente dei recenti sviluppi della legislazione italiana. È una prerogativa delle autorità italiane come approntare il processo di riforme nelle concessioni balneari. Per la Commissione conta il contenuto e non la forma di questa riforma», ha spiegato la portavoce della Commissione europea Sonya Gospodinova. «Per noi è importante che le autorità italiane procedano rapidamente a portare in conformità la loro legislazione e le loro pratiche riguardo le concessioni balneari con la legislazione europea e anche con la giurisprudenza della Corte di Giustizia».
Il contenzioso con la Ue sulle spiagge e le concessioni balneari va avanti dal 2006. Con il Ddl Concorrenza il governo Draghi era intenzionato a superare il problema intervenendo sul sistema di assegnazione delle concessioni. Un’operazione che però ha visto l’ostilità della Lega. Il compromesso è stato raggiunto in Consiglio dei ministri e si traduce nella mappatura dello stato dell’arte. Sarà fatto un censimento aggiornato delle concessioni, rinviando il tema delle gare pubbliche.
Una sorta di “operazione trasparenza” per avere intanto un quadro chiaro di chi le detiene, da quanto tempo e quanto paga. In particolare, il Governo viene delegato ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, su proposta del Ministro dell’Economia e del Ministro per gli Affari regionali un decreto legislativo per la costituzione di un sistema informativo di rilevazione delle concessioni di beni pubblici, al fine di promuovere la massima pubblicità e trasparenza, anche in forma sintetica, dei principali dati e delle informazioni relativi a tutti i rapporti concessori.
Un compromesso quello della mappatura che si inserisce in un dossier, quello delle concessioni balneari, che da 15 anni è al centro di un braccio di ferro tra la Commissione europea e l’Italia. Anche se è dagli anni Novanta che si discute di una riforma del settore. Lo scontro si sviluppa a partire dalla direttiva comunitaria 123/2006, la cosiddetta direttiva Bolkenstein, che obbliga a bandire gare per concedere beni pubblici. Le spiagge sono considerate tali, ma l’Italia frena. Roma ha difeso il sistema del rinnovo automatico e la Ue quello delle gare aperte a tutti i concorrenti europei. Bruxelles ha aperto una procedura d’infrazione, portando il Governo davanti alla Corte di giustizia Ue che nel 2016 ha bocciato le norme italiane.
Poi la legge 145/2018 (legge di Bilancio 2019, governo Conte) ha esteso la durata delle concessioni a uso turistico ricreativo in scadenza nel 2020 fino al 2033. La Commissione Ue ha fatto partire una seconda procedura sanzionatoria. Secondo Bruxelles gli Stati devono garantire che le autorizzazioni a sfruttare le spiagge, che sono un bene scarso, «siano rilasciate per un periodo limitato e con procedura di selezione aperta, pubblica e trasparente», per «fornire a tutti i prestatori di servizi la possibilità di competere», promuovendo innovazione e concorrenza a vantaggio di consumatori e imprese. La Ue ha sottolineato che l’Italia non solo non ha attuato la sentenza della Corte del 2016, che pure chiedeva le gare, ma «da allora ha prorogato ulteriormente le autorizzazioni vigenti fino alla fine del 2033 e ha vietato alle autorità locali di avviare o proseguire procedimenti pubblici di selezione per l’assegnazione di concessioni, che altrimenti sarebbero scadute, violando il diritto dell’Unione». La proroga delle concessioni balneari marittime scadute fino alla fine del 2033 è stata confermata a luglio del 2020 dal Decreto Rilancio (dl 34/2020).
Adesso la scelta di rimandare la decisione sulle spiagge. Nel 2019, come riporta l’Agcom, su un totale di 29.689 concessioni demaniali marittime 21.581 pagavano un canone inferiore a 2.500 euro. L’ultimo Rapporto Spiagge pubblicato da Legambiente ha registrato nel 2021 un aumento delle concessioni balneari in tutte le Regioni, con 12.166 concessioni contro le 10.812 degli ultimi dati del Demanio relativi al 2018. Un aumento percentuale del 12,5%, con punte record in Liguria, Emilia-Romagna e Campania, dove quasi il 70% dei lidi è ormai occupato da stabilimenti balneari.