In 35 mila in piazza a Bruxelles, manifestazioni a Vienna e Rotterdam, nervosismo in crescita dalla Germania alla Croazia. La tensione sta montando in tutta Europa dopo che la quarta ondata di Covid ha spinto alcuni governi a ripristinare misure restrittive per cercare di fermare i contagi, dai nuovi lockdown a limitazioni sempre più stringenti per la popolazione non vaccinata.
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La nuova fase di chiusure è stata inaugurata dall’Olanda alle prese con un’ascesa di contagi che viaggia al ritmo di oltre 20mila nuovi casi al giorno. Tra le misure la chiusura alle 18 di tutte le attività non essenziali (come parrucchieri o negozi di vestiti) e alle 20 di bar e ristoranti, un tetto di 1.250 persone a eventi pubblici e divieto di pubblico nelle manifestazioni sportive. Il lockdown parziale resta in vigore fino al 4 dicembre, con possibilità di rivalutare la situazione il 3 dicembre. L’obiettivo, ha spiegato l’esecutivo, è di «ridurre i contatti quotidiani», garantendo la continuità delle attività durante il giorno. La stretta ha innescato le prime reazioni: centinaia di cittadini di Rotterdam sono scesi in piazza per manifestare contro le nuove restrizioni. Durante le proteste la polizia ha arrestato decine di persone per atti vandalici e violenze contro le forze dell’ordine.
La situazione si sta surriscaldando anche in Austria. Il boom di contagi, cresciuti anche oltre i 15mila casi al giorno, ha spinto il governo a una doppia stretta: lockdown generale, e quindi anche per i vaccinati, di 20 giorni e obbligo vaccinale per tutta la popolazione da febbraio 2022. Nei giorni scorsi, di fronte a una percentuale ancora altissima di non vaccinati (oltre il 30%), il governo austriaco era costretto a varare un «lockdown dei non vaccinati». Le restrizioni, entrate in vigore l’8 novembre, impediscono di entrare quasi ovunque se non si rientra nella regola delle «2G», se non si è cioè «genesen», guariti da non più di sei mesi, o «geimpft», cioè vaccinati. Ma di fronte a una impennata dei contagi arriva la svolta drastica: lockdown per tutti. Da oggi quindi, in Austria sarà possibile uscire di casa solo per motivi di lavoro, per visite mediche, per fare la spesa, per andare in farmacia o per fare esercizio fisico. Tranne in casi eccezionali, le scuole riprenderanno la didattica a distanza. Le nuove chiusura hanno portato oltre 30mila persone in piazza a Vienna: la polizia ha riferito di tafferugli con le forze dell’ordine e di diversi arresti.
Scontri anche a Bruxelles tra polizia e manifestanti, che in migliaia protestavano contro le restrizioni anti-Covid. La marcia è iniziata pacificamente, ma in seguito la polizia ha usato i cannoni ad acqua e ha lanciato gas lacrimogeni in risposta al lancio di oggetti di un gruppo di manifestanti, molti dei quali indossavano cappucci e mostravano bandiere nazionaliste fiamminghe. Gli scontri sono avvenuti nei pressi di Palazzo Berlaymont, che ospita la sede della Commissione europea. Secondo quanto riferito dalla polizia, 35mila manifestanti hanno marciato in un corteo partito dalla stazione ferroviaria di Bruxelles Nord. In particolare i partecipanti all’evento, denominato ‘Insieme per la libertà’, protestano contro il divieto ai non vaccinati di entrare in luoghi come ristoranti e bar.
Cresce la tensione anche in Germania, diventata il grande malato d’Europa con incrementi di contagi fino a picchi di oltre 60mila nuovi casi al giorno e strutture ospedaliere sempre più sull’orlo del collasso. Il Bundesrat, l’organo che fa da raccordo fra il governo e i 16 Länder, ha approvato un nuovo pacchetto di restrizioni per contenere l’ascesa di casi senza costringersi a nuovi lockdown. Il pilastro dell’intesa è l’applicazione del cosiddetto «2G», sigla di «geimpft oder genesen» un sistema che consente libertà di movimento e attività ricreative chi è vaccinato (geimpft) o guarito (genesen), in tutti gli stati federali dove l’incidenza delle ospedalizzazione raggiunge una media di 3 persone ricoverate ogni 100mila abitanti.
I malumori per le misure di contenimento sono diffusi nel resto del Continente. L’Italia ospita da diverse settimane manifestazioni contro l’obbligo di Green pass sul luogo di lavoro. Il corteo del 20 novembre a Milano, il 18esimo in ordine cronologico, si è chiuso con qualche tensione e 257 partecipanti identificati dalle forze dell’ordine. In Crozia i manifestanti sono scesi in piazza a Zagrabia contro le misure di sicurezza anti-Covid e l’obbligo di Green pass sempre sul lavoro, anche se limitato al settore pubblico.
La tensione esplode anche in Repubblica Ceca e Slovacchia. In Repubblica Ceca il governo ha approvato nuove restrizioni nei confronti delle persone non vaccinate, che da lunedì non potranno partecipare a eventi pubblici, andare in bar e ristoranti, recarsi dai parrucchieri, in musei e simili o utilizzare hotel. Saranno ammesse solo le persone vaccinate e quelle che sono guarite dal Covid. Inoltre, il governo ha annunciato test obbligatori per i dipendenti non vaccinati di tutte le aziende e società una volta alla settimana. In Slovacchia l’esecutivo ha annunciato un lockdown per i no vax sul modello austriaco.