Si è conclusa la Leopolda. L’undicesima. È il luogo della sfida per Matteo Renzi. È sempre stato così dalla prima edizione. E a questo giro la vera sfida è il Quirinale. «Lo dico senza giri di parole. Penso che nel 2022 si andrà a votare anche se la priorità è il Pnrr». Renzi, chiudendo la kermesse, attacca frontalmente gli altri partiti: «Ho l’impressione che i leader Pd, Lega, M5S e FdI abbiano l’interesse di andare a votare, in alcuni casi un interesse politico e in altri casi un interesse personale. È un dato di fatto oggettivo». Il leader di Italia viva è consapevole che il risiko sul Quirinale sarà l’ultima occasione in cui potrà essere decisivo (forte dei 43 parlamentari renziani), e che poi il suo partito dovrà fare i conti con le urne mentre i sondaggi non sorridono affatto.
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«Penso che ci sia da concentrarsi sull’elezione del presidente della Repubblica. Sono fiero e orgoglioso di aver concorso all’elezione di Sergio Mattarella: a lui va il nostro grazie mentre c’era qualcuno che voleva processarlo per alto tradimento». Il prossimo capo dello Stato? «Voteremo chi sarà in grado di garantire la transizione democratica a livello europeo. Dovremo avere come stella polare l’interesse del paese e il prestigio internazionale nello scegliere il prossimo presidente della Repubblica».
Così, mentre dietro le quinte continuano le trattative per cercare di costruire un nuovo contenitore centrista , Renzi precisa: «La parola centro mi fa venire l’orticaria». Quel nuovo centro che, nella strategia dell’ex premier, «non è un luogo statico come in passato», ma è diventato «lo spazio decisivo in cui si va a prendere il consenso e vincere: qui si vincono le elezioni non solo in Italia, ma anche in Europa». E a sostegno di questa prospettiva cita Olaf Scholz che «ha vinto andandosi a prendere lo spazio politico di Angela Merkel e abbandonando la sinistra della Linke». Ma c’è anche, e soprattutto la linea di Emmanuel Macron: «Ci ho discusso più volte su questo fronte, perché io a differenza del presidente francese non avevo capito dove si sarebbe diretta l’Europa».
Renzi ha anche smorzato gli entusiasmi di chi immagina che il trend dei sondaggi sul Pd, dato oltre al 20%, possa in qualche modo essere un premio per il cosiddetto campo largo con il M5s. «C’era una stagione in cui il Pd aveva il 40% dei voti, non dei sondaggi, eppure quella stagione l’hanno distrutta». I Dem, ha dichiarato Renzi, sono a un bivio: «Devono scegliere se sfidare la destra restando nel campo del riformismo europeo, ma per farlo devono tagliare i ponti con i populisti del M5s». «Se Salvini e Meloni fanno l’asse di destra e il Pd rinnega le battaglie che abbiamo fatto insieme, se il Pd sceglie di restare con i 5 stelle è naturale che alle elezioni di giugno Italia viva dovrà occupare uno spazio politico che non è diverso da quello della prima Leopolda. È lo stesso spazio, noi siamo rimasti qua, gli altri si sono fatti ubriacare dal grillismo».
Per Renzi, nello scenario politico attuale è necessario comprendere cosa vuole diventare la destra in Italia. «Io pensavo – ha dichiarato – che Salvini volesse fare un’operazione simile a quella di Berlusconi di 20 anni fa – ovvero portare la Lega su posizioni più moderate -.Non credo, però, che accadrà e Salvini resterà a presidiare il campo dove si trova. Meloni ritiene, invece, che Le Pen sia troppo moderata: il posizionamento politico di Meloni è preoccupante non solo in Italia, ma in tutta l’Europa. Questa è la compagine di destra che punta a gestire le elezioni e non mi pare che Berlusconi e Forza Italia siano interessati a competere per la leadership con Salvini e Meloni». Che si voti, come immagina Renzi, nel 2022 o a scadenza naturale della legislatura nel 2023, Italia viva non andrà né con i «populisti del M5s» né con i sovranisti. «Non possiamo stare con loro perché diciamo che l’Europa non è il nemico, né quella che tira su i muri, ma è l’esatto opposto del sovranismo. E ai populisti diciamo che non possiamo stare con chi da sussidi».