La politica non va in vacanza. Gli sherpa dei vari partiti lavorano anche durante le festività natalizie. Anzi, è proprio tra Natale e la Befana la partita decisiva per il Quirinale. Silvio Berlusconi ha detto che nei primi giorni di gennaio deciderà se confermare o meno la sua candidatura. L’ex premier si sarebbe detto sicuro di avere numeri certi in Parlamento, ma, al momento, al centrodestra per superare la fatidica soglia di 504 voti, ne mancano ancora 52. Decisivi potrebbero, dunque, essere i 58 delegati delle Regioni.
LEGGI ANCHE: Berlusconi lancia la campagna per il Quirinale
Il collegio dei cosiddetti “grandi elettori” è composto da 1.009 membri (630 deputati, 315 senatori, gli attuali 6 senatori a vita e 58 delegati regionali). Al momento però tali componenti sono 1.006 perché alla Camera risulta vacante il seggio di Roberto Gualtieri (per il quale si voterà il 16 gennaio 2022) e al Senato risultano vacanti due seggi. Per i primi tre scrutini è necessaria la maggioranza di due terzi (pari a 671). Dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta che è pari, al momento, a 504.
Al momento, il centrodestra composto da Lega, Fi, Fdi e altri partiti più piccoli, può contare su 452 voti. Il centrosinistra formato da Pd, M5s, Leu e alleati minori si ferma a quota 436. Fuori da questi due schieramenti un drappello di consensi che corrisponde ai delegati delle Regioni, che può rivelarsi decisivo perché può sfuggire al controllo di leader e capigruppo. Il centrodestra, che governa tredici regioni conta di avere 33 voti e il centrosinistra, che ne governa cinque 25: per prassi saranno eletti due grandi elettori di maggioranza e uno di opposizione per ogni regione, tranne la piccola Valle d’Aosta cui spetta un solo delegato.
La storia recente insegna che i delegati regionali si raccordano con i partiti di riferimento, ma potrebbe non andare così a questo giro. Attilio Fontana, Lombardia, farà asse con la posizione del centrodestra e prima ancora con quella di Salvini. Musumeci, Acquaroli e Marsilio dovrebbero rispondere a Giorgia Meloni. E nel centrosinistra Zingaretti, Emiliano, Bonaccini e Giani voteranno come chiederà loro Enrico Letta. Quanto a De Luca, raramente il presidente della Campania si allinea alle decisioni del Nazareno. Ma potrebbe crearsi un asse trasversale che scavalchi gli schieramenti.