C’è un intoppo nel percorso verso l’inserimento di gas e nucleare all’interno della tassonomia verde dell’Ue, la lista delle attività economiche sostenibili, e dunque finanziabili anche con fondi Ue. Nella bozza di un documento che sarà inviato alla Commissione europea, gli esperti Ue che hanno contribuito a costruire la classificazione delle fonti energetiche sostenibili dicono no al nucleare nella nuova tassonomia verde e spiegano che il gas potrebbe rientrare solo a condizione di un radicale abbattimento delle emissioni.
Una novità inattesa dopo che la Commissione Ue ha prima inserito l’energia dell’atomo e il gas naturale nella bozza della Tassonomia verde, rinviando poi l’adozione dell’atto delegato, inizialmente prevista per il 12 gennaio, proprio con l’obiettivo di concedere più tempo agli esperti e agli Stati membri di analizzare il testo. Se le posizioni di questi ultimi, a iniziare dalle contrapposte Parigi e Berlino non si sono spostate di una virgola, il gruppo di esperti Ue si prepara a bocciare la bozza di regolamento che stabilisce le condizioni alle quali gas naturale e nucleare possano essere considerati attività verdi e, quindi, finanziabili.
Per il nucleare è una disapprovazione ferma e convinta. Le sue emissioni, infatti, sono rasenti allo zero ma, secondo gli esperti, non rispetta il principio fondamentale del «non nuocere significativamente» agli altri gruppi di attività individuate dalla tassonomia, che sono protezione delle risorse idriche e marine, transizione verso un’economia circolare, prevenzione e controllo dell’inquinamento, protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Il gas naturale, invece, potrebbe rientrare nei parametri di una finanza sostenibile – e allineato agli obiettivi dell’Accordo di Parigi – a patto di un radicale abbattimento di emissioni: il tetto dovrebbe essere a 100 grammi di Co2 per kilowattora.
Cresce il fronte del no. A prendere questa posizione sono stati, in un primo momento, i ministri dell’energia di Austria, Danimarca, Lussemburgo e Spagna, che hanno pubblicato una lettera alla viglia dell’incontro dei ministri europei con delega all’energia, convocato dalla presidenza francese del Consiglio Ue il 21 e il 22 gennaio 2022 ad Amiens. I quattro paesi hanno rilanciato le critiche già espresse nei dibattiti dei giorni trascorsi: il regolamento che prevede i requisiti delle attività verdi è «un passo indietro», così il testo della Commissione «invia un pessimo segnale ai mercati finanziari – si legge nella lettera – rischia di essere respinto dagli investitori e di bloccare per decenni il progresso delle tecnologie pulite deviando gli investimenti necessari alle rinnovabili».