«Ho deciso di compiere un altro passo sulla strada della responsabilità nazionale, chiedendo a quanti lo hanno proposto di rinunciare ad indicare il mio nome per la Presidenza della Repubblica. Continuerò a servire il mio Paese in altro modo, come ho fatto in questi anni, da leader politico e da Parlamentare Europeo, evitando che sul mio nome si consumino polemiche o lacerazioni che non trovano giustificazioni che oggi la Nazione non può permettersi». Silvio Berlusconi fa un passo indietro e rinuncia alla corsa al Quirinale, in nome dell’unità del Paese.
Non sarà, dunque, Silvio Berlusconi il candidato del centrodestra per la presidenza della Repubblica. L’annuncio del suo passo indietro, dopo giorni di incertezza, è arrivato nel corso del vertice virtuale, da remoto, tra Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, allargato anche ai centristi di Coraggio Italia e Noi per l’Italia. Alla riunione Berlusconi non era presente. Il Cavaliere ha preferito affidare alla senatrice azzurra Licia Ronzulli la lettura di un comunicato secondo cui il centrodestra farà una proposta condivisa sul Colle, indicando un nome all’altezza della situazione.
«Ho verificato l’esistenza di numeri sufficienti per andare al Colle, ma dopo una lunga riflessione con i miei familiari e i dirigenti di Fi sulla mia candidatura ho deciso di fare un gesto di responsabilità nazionale» e ritirarmi dalla corsa al Quirinale. «Dopo innumerevoli incontri con parlamentari e delegati regionali, anche e soprattutto appartenenti a schieramenti diversi della coalizione di centrodestra -assicura il Cavaliere – ho verificato l’esistenza di numeri sufficienti per l’elezione. È un’indicazione che mi ha onorato e commosso: la presidenza della Repubblica è la più alta carica delle nostre istituzioni, rappresenta l’Unità della Nazione, del Paese che amo e al servizio del quale mi sono posto da trent’anni, con tutte le mie energie, le mie capacità, le mie competenze».
Poi detta la linea di Forza Italia: Mario Draghi deve rimanere al suo posto per completare l’opera con l’attuale governo. «Considero necessario che il governo Draghi completi la sua opera fino alla fine della legislatura per dare attuazione al Pnrr, proseguendo il processo riformatore indispensabile che riguarda il fisco, la giustizia, la burocrazia», sottolinea Berlusconi.
Il centrodestra attendeva ormai da giorni che Berlusconi sciogliesse la propria riserva in un senso o nell’altro. Il 14 gennaio scorso i leader di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia avevano diffuso una nota congiunta dicendo di voler candidare l’ex presidente del Consiglio al Quirinale, e per questo gli avevano chiesto di accettare pubblicamente la candidatura.
Le incertezze erano aumentate man mano che diventava evidente la difficoltà nel reperire almeno 505 voti tra i grandi elettori, sufficienti dal quarto scrutinio per essere eletti. Il centrodestra dispone sulla carta di 480 voti, sarebbe stato quindi necessario trovare appoggi da rintracciare nel Gruppo misto e nell’area grillina. Ma a parte i 52 voti mancanti, non era nemmeno detto che, nella segretezza dell’urna, tutto il centrodestra votasse compatto (senza dimenticare poi l’incubo dei grandi elettori positivi).
La rinuncia di Berlusconi ha sbloccato la situazione, ma il centrodestra non ha ancora espresso un candidato da proporre al resto dei partiti, che intanto si sono mossi per trovare a loro volta un nome da proporre. In tutto questo continua a circolare il nome dell’attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi, che potrebbe succedere a Sergio Mattarella, aprendo però il problema di formare un nuovo governo per portare a termine la legislatura. Le elezioni del presidente della Repubblica inizieranno lunedì 24 gennaio alle 15 con la prima votazione.