Mi sento come Fantozzi all’ennesima proiezione del film La corazzata Potëmkin, quando, in occasione del consueto dibattito, di fronte ai colleghi stile “battiam battiam le mani arriva il direttor”, in uno scatto di orgoglio ritrovato, esplode con la celebre frase: «Per me… La corazzata Kotiomkin… è una cagata pazzesca!». Ecco, Sanremo2022 è stata una “cagata pazzesca”.
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Lo affermo davanti a dati d’ascolto in risalita, con uno share che supera il 60%. Lo confermo contro gran parte della sala stampa adulante nei confronti dei vertici Rai e del direttor Amadeus. Il settantaduesimo Festival della canzone italiana ha riempito il vuoto dell’Ariston e degli ascolti dello scorso anno, ma non il vuoto di idee. Brutte canzoni, ospiti autoreferenziali, spettacolo noioso, comici ripetitivi e banali, è stata una delle peggiori edizioni nella storia di Sanremo. Fatta questa premessa, è ovvio che la pagella preveda la bocciatura di Sanremo2022:
Amadeus: 2
Amadeus è riuscito a trasformare il Festival in Festivalbar. D’altronde lui è figlio di quell’epoca, del riflusso, degli spensierati anni Ottanta, dell’edonismo reaganiano, del “gioca jouer”. La società dei consumi non ha formato uomini strutturati; ha formato creature semplificate, soggette all’umor leggero quando le cose vanno bene, fragili e furibonde quando vanno male. «Euforico e ottuso» lo definì Marcuse nel suo “Uomo a una dimensione”. È l’identikit del direttore artistico e conduttore di Sanremo.
Canzoni: 4
Le canzoni di Elisa e Mahmood & Blanco emergono soltanto perché sono le meno brutte. Amadeus e la fantomatica commissione artistica sono stati imboccati dall’industria discografica che ha imposto cantanti e compositori. È assurdo che un gruppo di autori possa monopolizzare le canzoni in gara, omologando suoni e testi su tendenze dettate dal mercato. Il Festival si mette così in linea con la qualità scadente dei talent e delle proposte radiofoniche. È inconcepibile trovare fra i “big” esordienti assoluti come Ditonellapiaga, Sangiovanni, Ana Mena, e l’elenco potrebbe continuare. Una volta, per accedere nella sezione più importante del Festival bisognava aver registrato almeno tre dischi, oggi ci si arriva con una comparsata in tv o qualche migliaio di “clic” gratuiti. Da quando è arrivato Amadeus il regolamento è diventato carta straccia, che può essere stravolto a proprio comodo e in qualsiasi momento. Come è accaduto nella serata delle cover, quando è stato permesso a Gianni Morandi e Jovanotti di interpretare canzoni proprie e non riletture di brani altri autori. Un favore all’ex ragazzo di Monghidoro, ex compagno di avventura a Sanremo di Gianfranco Mazzi, braccio destro di Amadeus nelle scelte musicali? Una concessione all’amico Lorenzo? C’è del marcio a Sanremo? Molto probabilmente un errore ingenuo, senza malafede, ai fini dello spettacolo, ma sleale per la gara. E non si racconti che era una sorpresa la presenza di Jovanotti, come il medley, la poesia recitata a memoria, lo spot al Jova Beach party tour. Come la presenza di Fiorello. Tutte bugie, Pinocchio-Amadeus.
Cover: 5
Se non fosse arrivato Jovanotti-Viagra per Gianni Morandi, anche la serata karaoke sarebbe stata un flop artistico. I due hanno portato sul palco dell’Ariston canzoni popolari e voci comprensibili, non lamenti e lagne. Poi si è vista una abbondante dose di presunzione da parte di cantanti in cerca di notorietà che hanno fatto rivoltare nelle tombe Lucio Battisti, Raffaella Carrà, Luigi Tenco, Aretha Franklin e perfino Frank Sinatra.
Conduttrici: 5
Il voto si avvicina alla sufficienza grazie soltanto alla eleganza, alla leggerezza e all’ironia di Drusilla Foer. Ornella Muti si è calata nei panni ormai desueti della valletta, Lorena Cesarini è sembrata completamente impreparata a calcare un palcoscenico, Maria Chiara Giannetta è stata una presenza lieve e impalpabile, Sabrina Ferilli è stato un ritorno senza sorprese.
Ospiti: 3
Si possono definire ospiti Måneskin (che erano già stati a XFactor) o Laura Pausini, all’Ariston per lanciare la sua partecipazione, assieme a Mika e Cattelan, alla conduzione dell’Eurovision Song Contest? E poi tutta la pletora di attori-attrici protagonisti/e delle fiction Rai in programma nelle prossime settimane. Jovanotti è venuto per dar man forte all’amico Morandi, in gara con una canzone del rapper di Cortona. Un ripetitivo Fiorello per favorire la buona partenza dell’amico Ama. Checco Zalone non è andato oltre al suo cliché del cafone intelligente, tra amene canzonette e sketch al limite della volgarità. Anni fa, sul palco dell’Ariston passavano David Bowie, Bruce Springsteen, U2, Madonna, Peter Gabriel, Sharon Stone… altro che Cremonini o Meduza.
Rai1: 2
Il Festival è lo specchio del vuoto di idee che c’è nella testa dei suoi vertici, in particolare del noioso e fumoso direttore di Rai1 Stefano Colletta. Si persegue la politica dell’usato sicuro, inflazionando la rete con Amadeus, repliche di Amadeus, servizi su Amadeus. Neanche Pippo Baudo nel suo massimo fulgore.
Ascolti: 5
La tv di Stato si fa forte di ascolti “drogati” da una totale assenza di controprogrammazione e da un martellamento di “cabbasisi” a colpi di spot e Tg che è durato quasi un mese. Sanremo nei Tg Rai ha quasi oscurato pandemia, Monica Vitti, Ucraina. Ascolti presentati come trionfali, ma che tali non sono. Perché non si può confrontare l’esito della serata di venerdì con le cover al dato delle quarte puntate delle scorse edizioni che coincidevano con il giorno della finale delle Nuove Proposte. Ricordiamo, infine, che il dato degli ascolti non corrisponde all’indice di gradimento.